Siria, bombe su un ospedale ad Aleppo: 30 morti

Tra le vittime 3 medici di cui uno degli ultimi pediatri rimasti ad Aleppo. La distruzione dell’ospedale di Al Quds, priverà molte persone di cure mediche fondamentali

Siria, bombe su un ospedale ad Aleppo: 30 morti
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28 Aprile 2016 - 18.24


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Un ospedale supportato da Msf ad Aleppo è stato bombardato e distrutto ieri sera. Almeno 30 persone tra pazienti e staff sono rimaste uccise, “e ci aspettiamo che il bilancio salirà”. E’ quanto si legge in una nota dell’associazione umanitaria. “Tra le vittime 3 medici di cui uno degli ultimi pediatri rimasti ad Aleppo. Msf condanna la distruzione dell’ospedale di Al Quds, ben noto a livello locale, che priverà molte persone di cure mediche fondamentali”. Alla fine del 2015, un altro ospedale supportato da Msf, quello di Homs, aveva subito un doppio bombardamento. L’attacco causò 7 morti, la parziale distruzione dell’ospedale e 47 pazienti feriti. Oltre all’ospedale di Msf, colpite anche diverse abitazioni: tra le vittime ci sarebbero anche diverse donne e bambini. Su twitter l’associazione scrive: “Nell’ospedale ad Aleppo c’erano pronto soccorso, ambulatorio, terapia intensiva e sala operatoria. Ora è tutto distrutto”. “Gli ospedali non sono bersagli”.
“Msf condanna nel modo più assoluto questo vergognoso attacco, che colpisce un’altra struttura sanitaria in Siria” ha dichiarato Muskilda Zancada, capomissione di MSF in Siria. “Questo devastante attacco ha distrutto un ospedale vitale per Aleppo, che era anche il principale centro pediatrico dell’area. Dov’è l’indignazione di chi ha il potere e il dovere di fermare questo massacro?”.

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L’ospedale, dotato di 34 posti letto, forniva servizi di pronto soccorso, cure ostetriche, terapia intensiva, aveva una sala operatoria, un ambulatorio e un reparto di degenza. Vi lavoravano a tempo pieno 8 medici e 28 infermieri. Era il principale centro pediatrico della zona.
Msf gestisce sei strutture mediche nel nord della Siria e supporta oltre 150 centri sanitari e ospedali in tutto il paese, di cui molti in aree assediate. Diversi ospedali nel nord e nel sud della Siria sono stati bombardati dall’inizio del 2016, tra cui 7 supportati da Msf, dove sono morte almeno 42 persone di cui almeno 16 tra il personale medico.

Il video poche ore dopo il raid.

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Cadaveri sotto le macerie Tra le vittime c’è anche il dottor W asem Maaz, uno degli ultimi chirurghi rimasti in città.

L’ospedale di Al-Quds, secondo gli attivisti dell’opposizione locale, è stato colpito per due volte nel giro di pochi minuti. Questa mattina si continuava a scavare nelle macerie e si teme che il bilancio delle vittime possa crescere di molto.

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La conferma di Medici senza Frontiere. Almeno 20 morti, tre i medici uccisi, anche uno dei pochi pediatri rimasti. Anche Medici Senza Frontiere, che gestisce la struttura, ha confermato i dati. Tra le vittime tre medici, tra i quali uno dei pochi pediatri rimasti nella città. L’Ong afferma che l’edificio è stato distrutto.

Nella guerra siriana l’attacco agli ospedali è una costante. Medici senza frontiere ha denunciato raid e bombardamenti fatti di proposito, per fiaccare la resistenza del nemico. La ong mimetizza le sue strutture in modo che non possano essere individuate.

Cento morti da venerdì

Da venerdì scorso sono almeno 100 i civili rimasti uccisi nei raid governativi e nei bombardamenti con razzi da parte dei ribelli sui quartieri in mano all’esercito. Aleppo è divisa fra zone sotto il controllo degli insorti, altre sotto il controllo dei governati e altre dei curdi, qui alleati di Damasco.

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Colloqui ancora fermi
Staffan de Mistura, inviato delle Nazioni Unite per la Siria, l’aveva appena ribadito: Aleppo è una delle zone dove il cessate-il-fuoco è più a rischio. E poche ore dopo, denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’aviazione di Damasco ha bombardato la città con almeno quattro raid, colpendo anche l’ospedale Al-Quds.

La battaglia di Aleppo sta anche bloccando la ripresa dei colloqui di pace a Ginevra. L’inviato dell’Onu Staffan de Mistura aveva indica il 10 maggio come possibile data per un nuovo round ma ieri il maggior gruppo di opposizione l’High Negotiations Committee (Hnc), ha detto che non parteciperà se non si fermano i raid.

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