Palmira: la resistenza e la bellezza salveranno il mondo

Il concerto è stato un evento straordinario: che sia il primo passo per il dialogo dato che l'opinione pubblica, in Ue e Usa è spesso prevenuta verso Mosca. [Masha Magarik]

L'Orchestra di San Pietroburgo suona nell'antico teatro di Palmira
L'Orchestra di San Pietroburgo suona nell'antico teatro di Palmira
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9 Maggio 2016 - 13.15


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di Masha Magarik

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Palmira, il giorno dopo. L’orchestra filarmonica del teatro Marinskij di San Pietroburgo in concerto nell’anfiteatro romano strappato all’Isis e restituito alla civiltà, è stato davvero un evento straordinario. Un passaggio che dovrebbe essere elemento di speranza, capace di spazzare via anche alcune prevenzioni. Proviamo a sottolinearne il valore. Che sia stato un concerto straordinario, lo riconoscono anche i media occidentali, senza per questo essere necessariamente simpatizzanti di Putin e del grande ritorno della Russia sullo scacchiere internazionale. Lo riconosce la stessa intellighenzia russa che non ama la politica imperiale dello zar Vladimir, e che è molto preoccupata per i costi sociali della campagna siriana. Ma a chi, da tempo, cerca di costruire un difficile dialogo tra Russia e Occidente non sfugge che l’opinione pubblica, in Europa e negli Stati Uniti, spesso appare prevenuta verso Mosca. E’ davanti agli occhi di tutti che le vittime del terrorismo islamico sono state finora tristemente divise in vittime di serie “A” e vittime di serie “B”.

Ricordiamolo, il mondo non ha pianto le 224 vittime dell’aereo russo fatto esplodere dal terrorismo islamico sui cieli egiziani, così come, invece, ha pianto le vittime degli altri attentati avvenuti in Occidente. Certo – va detto anche questo – non si può, e non si deve parlare di una vera e propria “russofobia” e di una campagna anti Russia, come vorrebbe far pensare il Cremlino. Se ne parla poco, ma in questi giorni cresce una preoccupante tensione in Europa: Mosca e la NATO stanno schierando uomini e mezzi sul campo nel timore di una nuova “guerra fredda” nel Vecchio Continente. E per questo, per chi non perde la speranza e crede ancora nella priorità del dialogo, la cultura rimane l’elemento centrale per vincere sulle propagande, sulle differenze e sulle diffidenze…

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Ecco perché, insieme, bisogna dire “bravi!” agli artificieri che hanno liberato Palmira dalle mine, ai restauratori dell’Ermitage che aiuteranno i colleghi siriani a sanare le ferite inflitte dall’Isis, ai musicisti del Teatro Mariinskij di Pietroburgo che sono andati in Siria a rendere omaggio alla splendida Palmira liberata. Aleksandr Sergeevič Pu?kin chiamava Pietroburgo la “Palmira del Nord”. E mentre il mondo si emozionava per le note dei musicisti del Mariinskij a Palmira, come non ricordare che era stata la capitale sulla Neva a non arrendersi al nemico nell’ assedio delle truppe di Hitler, un assedio lungo 900 giorni.

La città assediata, e Shostakovich che dirigeva l’orchestra in una città distrutta, affamata e che avrebbe contato un milione di morti. Suonava la settima sinfonia dedicata a Leningrado che non si arrende mai, a nessuno. Il messaggio della città di Feodor Dostoevskij a Palmira, dunque, è bellissimo: la resistenza e la bellezza salveranno il mondo.

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