Circa trecento musulmani hanno messo a fuoco sette abitazioni di cristiani copti in un villaggio dell’Egitto centrale. La folla ha anche oltraggiato un’anziana donna cristiana, denudandola in pubblico. L’episodio è stato denunciato in un comunicato della Chiesa copta del governatorato di Minya ed è stato riportato dai media egiziani come Al Masry Al Youm. La folla si è scatenata contro i cristiani nei pressi di Abu Qurqas, venerdì sera.
Le abitazioni sono state “attaccate, bruciate, saccheggiate e distrutte” verso le 20, precisa la nota, spiegandoche la polizia, giunta sul posto solo due ore dopo, ha arrestato sei persone. La folla di aggressori “scandiva slogan” e i “deplorevoli incidenti” sono seguiti a “voci su una relazione amorosa tra un copto e una musulmana”.
Come noto i copti sono i cristiani egiziani che rappresentano circa il 10% della popolazione egiziana. Incendi di decine di loro chiese ed istituzioni si ebbero durante le violenze dell’estate 2013 seguite alla cacciata dei Fratelli musulmani dal potere in Egitto.
Dopo la bomba di Alessandria del 2012 che uccise almeno 21 persone, e le violenze dell’estate di tre anni fa in cui furono presi di mira almeno una quarantina di edifici, gli episodi di intolleranza religiosa musulmana nei confronti dei copti sono stati molto meno eclatanti. Il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha cercato di evitare il dilagare di questi episodi, partecipando spesso a funzioni religiose copte, un chiaro segnale di reciproco sostegno tra governo e Chiesa copta, che si vede meglio tutelata dall’attuale esecutivo rispetto a quello espressione della Fratellanza musulmana. Per l’incendio di una chiesa copta nei pressi del Cairo, un anno fa, ad esempio, 71 sostenitori dei Fratelli musulmani furono condannati all’ergastolo.
