In Spagna vincono i Popolari, male il Psoe ma resta il secondo partito

Le urne danno la vittoria a Mariano Rajoy. Delusione Podemos dopo l'alleanza con Iu

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26 Giugno 2016 - 11.21


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Il Partito Popolare del premier uscente Mariano Rajoy ha vinto le elezioni politiche di oggi in Spagna con il 33% e 137 seggi su 350 nel Congresso dei deputati, ha annunciato la vicepremier Soraya de Santamaria, in base a dati quasi definitivi. Il Psoe ottiene il 22,7% e 85 deputati, Podemos il 21,1% e 71 seggi, Ciudadanos il 13% e 32 seggi.

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Rajoy, il galiziano “grigio” ma “inaffondabile”, è sempre in pista: due anni fa nessuno, nel pieno della crisi e delle misure lacrime e sangue che il suo governo imponeva al paese per uscire dal tunnel della gravissima crisi ereditata dal socialista Josè Luis Zapatero, avrebbe scommesso una vecchia peseta sul suo futuro politico. Ma, tenace e ostinato, il presidente del Pp è arrivato primo alle due ultime elezioni politiche. Però senza maggioranza, vittima della morte del bipartitismo spagnolo, trasformato in quadripartitismo dall’irruzione di Podemos e Ciudadanos. Per il ‘vecchio’ politico spagnolo, 61 anni, erede di Josè Maria Aznar, con il quale ora i rapporti sono gelidi, presidente del Pp dal 2004, premier dal 2011 dopo essere stato sconfitto due volte da Zapatero, ora si apre la partita più complicata. Quella della Gran Coalicion, che deve negoziare con due partner, il Psoe e Ciudadanos, che vorrebbero mandarlo in pensione. Ma ha dimostrato di avere i nervi saldi negli ultimi sei mesi di crisi e di paralisi politica. Il ‘timido’ Rajoy, come lo ha definito Abc, rivendica il pedigree di politico ‘di una volta’. Uno degli ultimi al potere in Europa. Preferisce il lavoro in ufficio e gli spazi in famiglia ai divani degli studi tv, dove imperversano i suoi giovani e telegenici avversari. Anche se per salvare partito e governo ha accettato di aprirsi in alcune popolari trasmissioni tv: ha giocato a calcetto e cucinato davanti alle telecamere, dialogato con i bambini, sfidato a corsa un presentatore televisivo più giovane. Che è crollato, non reggendo il suo ritmo.

 

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