Turchia, repressione senza fine: arrrestati altri 6 giornalisti
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Turchia, repressione senza fine: arrrestati altri 6 giornalisti

La scure di Erdogan contro la libertà di espressione, chiuse anche le accademie militari

Il presidente turco Erdogan
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31 Luglio 2016 - 12.12


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Libertà di stampa questa sconosciuta: il tribunale di Caglayan a Istanbul ha deciso l’arresto di 6 ex giornalisti del quotidiano turco Zaman per legami con la rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara del fallito golpe. Lo ha rivelato l’agenzia di stampa Dogan. Gli arrestati facevano parte di un gruppo di 47 reporter raggiunti nei giorni scorsi da un mandato di cattura. Tra loro, c’è il noto editorialista Sahin Alpay. Venerdì era già stato convalidato l’arresto di altri 17 giornalisti accusati di legami con la rete di Gulen.

Espulsi altri soldati, chiuse le accademie militari. Intanto il governo turco ha deciso la chiusura di tutte le accademie militari del Paese e l’espulsione dall’esercito di altri 1.389 soldati sospettati di aver partecipato al fallito golpe del 15 luglio. Secondo un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale ed emesso sulla base delle competenza che loo stato di emergenza assegnala all’esecutivo, sono state chiuse le accademie, i centri di alta formazione militare e gli istituti per sottufficiali. Inoltre l’Accademia di medicina militare di Gulhane passa sotto il controllo del ministero della sanità.
 Il decreto dispone anche la creazione di un’unità di difesa nazionale per la formazione di ufficiali, che dipenderà dal ministero della Difesa e il cui rettore sarà nominato dal presidente del Paese tra tre candidati proposti dal governo. Inoltre i comandanti delle Forze armate risponderanno direttamente al ministro della Difesa.
 Il capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan, ha proposto in varie occasioni che il capo di stato maggiore e i servizi di intelligence siano subordinati alla presidenza e non al governo, ma la ristrutturazione richiederebbe una riforma costituzionale.
 Con l’espulsione di questi 1.390 militari, sono ormai 3mila i soldati delle forze Armate mandati a casa dopo il golpe: tra di loro, un terzo di tutti i generali e ammiragli.

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