Profughi, rifugiati, migranti. Che spesso scappano da guerre alimentate dall’occidente o dalla fame frutto di un sistema economico mondiale squilibrato. Ma sono considerati solo un problema di cui disfarsi.
I diritti dei minorenni devono essere “garantiti da tutti i Paesi” in modo “centralizzato e integrato”, ma ciò che manca nell’Ue “è la volontà politica” di agire “concretamente”.
Lo ha detto Benyam Dawit Mezmur, presidente della commissione delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo, durante un’audizione davanti alla commissione libertà civili (Libe) del parlamento europeo.
Alcuni stati membri mettono già in campo “un impegno politico fondamentale” ma, ha evidenziato Mezmur, le politiche comunitarie attuali per la protezione dei bambini migranti “hanno delle chiare lacune” e “non vengono applicate come dovrebbero”.
Sotto la lente d’ingrandimento l’istruzione, un aspetto definito “centrale” dal rappresentante dell’Onu. “Solo la metà dei bambini migranti ha accesso all’istruzione: si tratta di una bomba a orologeria pronta ad esplodere. Che tipo di futuro potranno avere?”, ha chiesto il rappresentante dell’Onu.
Il numero delle violazioni dei diritti dei minorenni “è altissimo”, e questo “in ogni fase del percorso che li coinvolge”, ha fatto notare Mezmur, secondo cui la crisi dei migranti “non è esplosa nel 2014, ma è un sintomo di lacune nel sistema di accoglienza e integrazione che l’Onu mette in luce dal 1991”.
È quindi compito dell’Ue migliorare “sotto tutti i punti di vista”, anche nel processo di identificazione dell’età dei minorenni dove finora, ha spiegato il rappresentante dell’Onu, sono state utilizzate “metodologie invasive e non efficaci”. Le Nazioni Unite, ha dunque concluso Mezmur, sono più interessate ai fatti che alle parole, e quindi a “conoscere il reale impatto delle leggi elaborate e adottate dai Paesi”.
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