Migranti, Tusk: pronti a chiudere la rotta dalla Libia all'Italia

Donald Tusk dopo l'incontro col premier libico Fayez al Serraj: "La Ue sa chiudere le rotte di migrazioni irregolari. Serve determinazione. Lo dobbiamo a migranti e a italiani"

Migranti, rotta Libia-Italia
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2 Febbraio 2017 - 12.11


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“La Ue ha dimostrato di essere capace di chiudere le rotte di migrazioni irregolari, come ha fatto nella rotta del mediterraneo orientale. Ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia. Ho parlato a lungo col premier Gentiloni ieri e posso assicurare che possiamo riuscirci. Quello che serve è la piena determinazione a farlo. Lo dobbiamo prima di tutto a chi soffre e rischia la vita, ma lo dobbiamo anche agli italiani e a tutti gli europei”. Lo ha detto Donald Tusk dopo l’incontro col premier libico Fayez al Serraj. 

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Ue e Libia, ha osservato Tusk, hanno “interesse comune a ridurre i numeri di migranti irregolari che rischiano le loro vite nel Mediterraneo centrale”, un flusso che “non è sostenibile né per la Ue né per la Libia” dove “i trafficanti minano l’autorità dello stato libico per il loro profitto”.

Domani, 3 febbraio 2017, è previsto un summit: sul tavolo ci saranno “misure aggiuntive” per “combattere più efficacemente le reti di trafficanti e gestire meglio i flussi migratori”. La Ue, ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo, “sostiene pienamente gli sforzi dei libici per trovare un accordo politico e gli sforzi delle Naioni Unite per la distensione”.

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Tusk ha anche “ribadito il pieno supporto” della Ue per il governo di accordo nazionale di Serraj, ma ha anche lanciato un appello agli avversari di Serraj sottolineando che servono “ulteriori risultati, in senso costruttivo” per coinvolgere “coloro che in Libia non si sono uniti alle nuove istituzioni”.

Dopo aver osservato che “la situazione umanitaria e della sicurezza ha devastato le prospettive della popolazione civile” e “la Ue continuerà a fornire assistenza al popolo libico”, ma ha anche “sollecitato tutti i libici a mettere da parte i disaccordi in modo che la Ue si possa impegnare di più”.

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