La Libia di Serraj chiede aiuto alla Nato: l'intervento ora è possibile

Il premier in difficoltà sceglie l'ombrello dell'Alleanza mentre il potere di Haftar, l'ex ufficiale di Gheddafi che controlla Tobruk, cresce.

Soldati libici
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16 Febbraio 2017 - 17.52


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Il capo del Consiglio presidenziale Fajaz Serraj ha chiesto ieri formalmente alla Nato di inviare “consiglieri ed esperti campo della costruzione di istituzioni di difesa e sicurezza” per aiutare lo Stato libico a ricostruire le sue strutture.

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Due giorni fa saltava l’incontro tra il  presidente libico e il generale Khalifa Haftar, il capo della milizia che controlla Tobruk e parte della Cirenaica. Poi l’appello alla Nato. Il governo libico sostenuto dalle Nazioni unite ha inviato una richiesta formale alla Nato per ricevere aiuto nell’addestramento e sviluppo delle forze armate del Paese. Lo ha fatto sapere il segretario generale delle Nato, Jens Stoltenberg, precisando che la richiesta è arrivata ieri e che l’Alleanza ha “appena iniziato a valutare che tipo di supporto possa offrire”
Abbiamo detto per un po’ di tempo di essere pronti ad aiutare la Libia, ma che qualsiasi assistenza avrebbe dovuto essere basata su una richiesta del governo libico. Questa è la richiesta che abbiamo ricevuto oggi”, ha detto Stoltenberg. “Addestrare le forze locali è la miglior arma nella lotta contro il terrorismo e per la costruzione della stabilità”, ha aggiunto ancora. “È estremamente importante che ci siano un ministero della Difesa, un comando militare e un capo dello stato maggiore delle forze armate, perché la Libia ha bisogno di una cornice per sviluppare le sue forze e stabilizzare il Paese”, ha dichiarato il segretario generale, precisando che la Nato potrà lavorare all’interno o all’esterno della Libia.

Il vertice saltato. Una richiesta che arriva proprio dopo il mancato incontro con Haftar al vertice del Cairo, convocato dagli egiziani. Rientrato a Tripoli il leader libico era furioso per il “gioco che volevano costringermi ad accettare: non c’è nessuna intenzione di negoziare”. 

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La mossa non può essere messa in relazione con certezza con il fallimento del vertice libico del Cairo, ma di sicuro la reazione di Serraj a quel negoziato fallito è stata dura. E può avere influito sulla decisione di tornare ad affidarsi apertamente all’alleanza occidentale più che agli egiziani e ai loro sostenitori russi. Rientrato a Tripoli dopo aver atteso inutilmente per una giornata di incontrare il generale Khalifa Haftar, Serraj ha detto ai suoi collaboratori di non credere affatto che l’ex generale gheddafiano volesse negoziare: il leader libico era anche irritato per “il gioco che volevano costringermi ad accettare, gli egiziani sanno benissimo che Haftar non ha nessuna intenzione di negoziare, vuole solo tutto il potere per sé, vuole essere un nuovo dittatore”.

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