“Putin non è Hitler. Negoziare con lui, a condizioni precise, è nell’interesse di tutti”. È il consiglio che Henry Kissinger lancia con il suo intervento all’incontro annuale della Trilateral Commission, avvenuto a Washington nel weekend, aggiungendo anche di essere contrario a un intervento unilaterale americano in Corea del Nord.
Sull’impostazione che l’Unione europea dà nelle relazioni con il nuovo presidente Usa, Donald Trump, inoltre, l’ex segretario di stato ha dichiarato: «Non date troppo peso alle dichiarazioni estemporanee, ma concentratevi sulla sostanza, perché il totale fallimento di un Presidente americano non conviene neppure a voi».
Il pensiero di Kissinger è che ci sia una dose di esagerazione nella minaccia posta dal Cremlino: “Sul piano militare, la Russia non è in grado di batterci. Ha un’economia più piccola di quelle di tutti i Paesi europei del G7 presi singolarmente, e il suo peso non è paragonabile a quello della nostra rivalità strategica con la Cina”. Nello stesso tempo, anche se l’Occidente fosse in condizione di provocare la disintegrazione della Russia, “questo non dovrebbe essere il nostro obiettivo», perché creerebbe una situazione di instabilità che non giova a nessuno.
Il dialogo a certe condizioni però: “l’Ucraina deve restare indipendente, ma senza entrare nella Nato», mentre il destino della Crimea può fare parte del negoziato. E sulla Siria, , va stabilito con chiarezza che “la Russia non ha diritto a stare in Medio Oriente”. In questo modo, sarebbe possibile avviare un dialogo finalizzato a neutralizzare la minaccia di Mosca, in cambio della sua reintegrazione dignitosa nella comunità internazionale responsabile.
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