Bielorussia tra fame e terrore: Lukashenko multa chi non ha lavoro

Sulla Bielorussia, Maria Magarik della redazione Esteri del Giornale Radio ha intervistato per "Voci dal mondo" Andrej Zobar, un piccolo imprenditore costretto ad abbandonare il Paese.

Lukashenko
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Maria Magarik Modifica articolo

7 Maggio 2017 - 17.43


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Bielorussia, dove trovare un lavoro per portare a casa un pezzo di pane è praticamente impossibile. E per giunta, se non lavori sei multato. Questa è la Bielorussia oggi, realtà della quale poco si parla e che recentemente ha conosciuto proteste alle quali hanno partecipato non solo giovani, ma anziani, stretti dalla povertà. Per la prima volta le proteste hanno avuto un volto nuovo, ma antiche motivazioni che tornano: è stata una rivolta per il pane. In piazza è sceso chi non ha più nulla da perdere. E questo ha spaventato Lukashenko fa paura. “Giorno della libertà” il nome dato alla marcia di marzo soffocata con arresti e violenza. Da un quarto di secolo la Bielorussia è soggiogata ad un regime di stampo sovietico. Dall’inizio dell’anno la gente, esasperata, ha iniziato a scendere in piazza per protestare prima contro la costruzione di un centro business a Kurapaty, dove sono sepolte le vittime di Stalin, poi contro la cosiddetta “legge anti-parassiti” che obbligava chi lavora meno di sei mesi l’anno a versare allo Stato 20 mensilità al minimo sindacale. Lukashenko ha stoppato i progetti, ma ha usato un pugno ancor più duro contro il dissenso. In Bielorussia ogni giorno si scava nella vita degli altri, e si reprime anche il minimo accenno al dissenso.
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Sulla Bielorussia, Maria Magarik della redazione Esteri del Giornale Radio ha intervistato per “Voci dal mondo” Andrej Zobar, un piccolo imprenditore costretto ad abbandonare il Paese.

Centinaia in piazza, a Minsk, con coraggio contro il potere e contro Lukashenko. Lei è stato costretto ad abbandonare il Paese. Come si vive in Bielorussia?

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“I rappresentanti degli apparati di sicurezza dicono apertamente ai cittadini: “Se siete ancora liberi, non e’ un vostro merito, ma una nostra mancanza”. Lo dicevano in Russia durante le purghe staliniane… Gli anni’30 stanno tornando prepotentemente… Mio padre, una volta, parlando con suo fratello al telefono ebbe a criticare la situazione del Paese. Un paio di minuti dopo fu richiamato dai Servizi di sicurezza: lo avvertivano di non esprimere mai piu’ opinioni negative sull’operato del governo altrimenti sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per vilipendio al presidente…

Alle proteste per il mancato rispetto dei diritti umani e la libertà di espressione si aggiungono anche quelle per la disastrosa situazione economica…Il Paese è in ginocchio…

“Credo che la situazione si avvicini sempre di piu’ ai tempi della servitù della gleba… Il lavoro praticamente non c’e’. Le fabbriche stanno chiudendo. La crisi è terribile. le imprese lavorano solo 4 giorni a settimana, ci sono molti disoccupati, e molti di quelli che lavorano sono costretti a prendere le ferie non pagate. E cosa fa il governo? Multa i cittadini inoccupati…”

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Nell’Unione Sovietica esisteva un articolo del codice penale che puniva il “parassitismo sociale”, ma nel Paese esisteva la piena occupazione…Cos’è questa tanto odiata multa agli inoccupati,in Bielorussia?

“Se un cittadino bielorusso risulta inoccupato per 12 mesi, viene pesantemente multato dallo Stato. E’ una misura odiosa perche migliaia di persone si arrangiano per sopravvivere, ma non nelle imprese pubbliche. Come si fa a quadrare i conti con stipendi di appena 200 dollari al mese, se i prezzi sono come da voi in Italia? Lo dico da imprenditore, invece di migliorare la situazione economica il presidente combatte chi cerca di guadagnare per sopravvivere, cioe’ la stragrande maggioranza dei bielorussi. E ogni iniziativa privata viene soffocata sul nascere…

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