Marocco: violentatori assolti, la vittima di 16 anni si uccide

Certificato medico, testimonianza della vittima: ce n'era d'avanzo per una condanna. Ma così non è stato

Marocco: violentatori assolti, la vittima 16 si uccide
Marocco: violentatori assolti, la vittima 16 si uccide
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Diego Minuti Modifica articolo

10 Agosto 2017 - 10.56


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Per l’ennesima volta un fatto di cronaca spinge il Marocco ad interrogarsi sulla forza che manca al codice penale per superare le consuetudini, retaggio di tradizioni vecchie di secoli, e, quindi, punire con condanne veramente esemplari chi si macchia dell’aberrante delitto di violenza sessuale.
Una ragazza di 16 anni, Nassima, si è uccisa, impiccandosi, il 23 maggio scorso, dopo avere ascoltato con orrore la sentenza con cui la Corte d’appello di Marrakesh ha assolto i quattro giovani che lei accusava d’averla sequestrata e violentata. Non è un dramma inusuale in Marocco – la storia recente ne ricorda altri casi simili -, ma questa volta a renderlo inaccettabile alle associazioni che tutelano i minori e le donne è il fatto che Nassima sia riuscita a darsi la morte al terzo tentativo: la prima volta fu fermata mentre stava cercando di lanciarsi dal tetto della sua abitazione; la seconda solo un tempestivo ricovero in ospedale impedì alla varechina che aveva ingerito di devastarle gli organi interni.
Alla fine, approfittando del fatto d’essere stata lasciata sola dalla madre, s’è messa una corda al collo e si è impiccata ad una trave di casa, ponendo fine ad un calvario che per lei durava dal gennaio dello scorso anno quando, dopo essere stata ricoverata in ospedale per lesioni da violenza sessuale, la madre denunciò alla polizia quattro giovani, di età compresa tra i 20 ed i 23 anni.
Certificato medico, testimonianza della vittima: ce n’era d’avanzo per una condanna. Ma così non è stato e, nello scorso marzo, i quattro presunti violentatori sono stati assolti e rimessi in libertà, tra lo sconcerto di Nassima, della sua famiglia ed anche di chi aveva assistito al processo ritenendo le accuse (violenza sessuale di gruppo, sequestro di minore e lesioni) ben sostanziate dalla procura. La ragazza si è sentita tradita dalla giustizia del suo Paese e al terzo tentativo è riuscita a mettere fine al suo dolore.
dei diritti umani grazie alla quale la vicenda è stata resa nota e che ora chiede ai massimi vertici politici marocchini ed al ministro della Giustizia che l’indagine sia riaperta ed affidata ad altri giudici. ”Questa ragazza – ha detto Omar Arbid, dell’Associazione – ha pagato le mentalità tradizionali secondo le quali le ragazze hanno sempre torto”. Nassima era la ”vittima ideale” per dei violentatori: di famiglia poverissima, con il padre disoccupato e la madre che svolge lavori saltuari, era in cura da uno psichiatra specializzato in problematiche della pubertà e dell’adolescenza. Ed è stata forse questa circostanza a indurre i giudici ad assolvere i quattro presunti aguzzini.
Il Marocco ha già attraversato periodi bui della giustizia chiamata a pronunciarsi su violenza sessuali in danno di minori, con episodi che hanno shoccato il Paese.
Nel 2012 Amina Filali, 16 anni, si uccise a Larache, ingerendo veleno per topi, dopo essere stata costretta a sposare il suo violentatore. Nell’agosto dello scorso anno una ragazza di diciassette anni, che abitava a Nzalet Laadam, si è uccisa dandosi fuoco dopo essere stata minacciata da uno degli otto uomini che l’avevano rapita e violentata.Ora della vicenda si sta occupando l’Associazione marocchina per la difesa

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