La Catalogna che ha votato per potere esprimersi, con un referendum, sulla possibilità di restare o no con la Spagna reagisce, al massimo livello politico, alle pressioni che quotidianamente vengono fatte dal governo centrale contro la consultazione popolare fissata per il primo ottobre. Pressioni esercitate contro i sindaci che hanno dato la loro disponibiltà a mettere a disposizione, nei rispettivi territori, i mezzi materiali per la tenuta del referendum, verso i quali il governo ha lanciato un ammonimento per quelle che possono essere le implicazioni anche penali del loro comportamento.
Oggi, poi, la Gazzetta ufficiale spagnola ha pubblicato un provvedimento che il Ministero delle Finanze ha messo in essere e che riguarda persone fisiche o giuridiche che forniscono beni al governo catalano. Il provvedimento, di fatto, annuncia che tutte le fatture relative alla fornitura di beni e seriviz funzionali al referendum saranno sotto la lente dei controlli fiscali. Cioè i fornitori dovranno esibire una certificazione in cui si spiega che la loro attività ””non ha alcuna relazione con il finanziamento di attività illegali o contrarie alle decisioni dei giudici”. Il riferimento è al refendumi dichiarato illegale dalla Corte Costituzionale.
Oggi il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha lanciato, a sua volta, un avvertimento al ”governo ed allo Stato” afficnhè non ”sottostimino la forza del popolo della Catalogna” e la sua ferma determinazione a decidere del proprio futuro politico. Si tatta, per Puigdemont, è un ”comportamento antidemocratico” che opprime le libertà.
Madrid ammonisce i fornitori della Generalitat: verificheremo ogni fattura
Non saranno consentite forniture per beni e servizi utilizzabili per la consultazione. Puigdemont: non sottovalutate il volere del popolo
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16 Settembre 2017 - 13.09
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