Cosa accade alla Ferrari? C’è da chiederselo dopo che la Rossa a Singapore ha gentilmente regalato la vittoria a Lewis Hamilton, che partendo dalla quinta posizione e dalla terza fila, dopo un week end da incubo, era destinato ad inseguire in un circuito dove sorpassare è un’impresa. Ed invece sono bastate poche centinaia di metri ed una manciata di secondi per vedere Raikkonen, partito dalla seconda fila, affiancare Verstappen; poi Vettel, vedendo il ‘bad boy’ attaccarlo, stringere il ragazzino della Red Bull e quest’ultimo toccare violentemente Kimi. Carambola e tutti e tre fuori.
Strada spianata per Hamilton, che questa sera è indeciso se invitare a cena i ferraristi, mandare loro delle rose con tanto di bigliettino di ringraziamento o mettersi in una stanza da solo per ridere a crepapelle. Le Rosse hanno attuato il suicidio perfetto perchè, partendo dalla prima e dalla terza piazzola, avevano almeno due posti garantiti sul podio, con buone possibilità di occupare quello più in alto.
Da oggi si ricomincerà a pensare se Sebastian Vettel, quando è sotto pressione, cosa che quest’anno sta accadendo troppo spesso, per sua sfortuna, non perda il filo del discorso. Cioè faccia prevalere il nervosismo sulla corretta gestione dell’adrenalina. Essere duri ci sta, agire sempre sul filo ci sta, ma se non sei Michael Schumacher, che pestava a sangue gli avversari (agonisticamente parlando) e la faceva franca sempre, è meglio non tentare di imitarlo. Oggi forse la Ferrari ha perso il treno decisivo del mondiale, e la faccia del team manager Arrivabene, a fine gara, valeva più di mille parole. Ha difeso i suoi, ma si capiva chiaramente che non poteva esserci modo peggiore per regalare ad Hamilton la vittoria. La Mercedes vince tutto: la gara e forse la classifica dei costruttori.
A differenza di altre prestazioni maiuscole delle Frecce d’argento, alla Mercedes oggi è bastato non perdere. A quello ci hanno pensato le Ferrari.