Il Grand juri federale che, nel silenzio, da settimane lavora sul Russiagate, le presunte ingerenze russe nella politica americana, ha fatto proprie le prime conclusioni dell’accusa – retta dal procuratore specilae Robert Mueller – decidendo di emettere degli ordini d’arresto, che, secondo la Cnn, saranno eseguiti già lunedì. La notizia è arrivata come una bomba sulla Washington della politica perchè si sapeva che il lavoro del Grand Juri stava andando avanti spedito, dopo che, al clamore iniziale intorno alla sua attività era sceso una fitta coltre di riserbo, ma non che fosse arrivato il momento dell’emissione di ordini d’arresto.
La Cnn ha comunquie precisato che non si conoscono i nomi dei destinatari dei provvedimenti restrittivi, nè quali siano i capi di imputazione, ma tutto lascia pensare che riguardino alcuni uomini della cerchia ristretta dei collaboratori (soprattutto ex) di Donald Trump che dalle ingerenze russe avrebbe tratto beneficio, come dimostrato dall’esito delle elezioni presidenziali.
Quel che è certo è che la task force di investigatori guidati da Mueller ha lavorato per accertare se, per le attività di lobbying svolte dall’entourage di Trump, siano state violate delle leggi. E tutto lascia pensre che le indagini abbiano coinvolto l’ex uomo forte della campagna presidenziale di Trump, Paul Manafort, e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, entrambi dimissionari dai rispettivi incarichi quando sulla Casa Bianca ha fatto capolino lo scandalo.
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