Falsa notizia sui social scatena la caccia ad una fantomatica banda di ladri di bambini

Si parlava di un furgone bianco che, nel Giura, si aggirava in cerca di bimbi da sequestrare. Una notizia smentita dalla Gendarmeria, ma che ha creato una ondata di paura

La falsa notizia sul furgone di rapitori di bambini
La falsa notizia sul furgone di rapitori di bambini
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globalist Modifica articolo

6 Dicembre 2017 - 13.18


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E’ bastato messaggio su una pagina Facebook ed una intera regione francese, quella del Giura, è caduta in un caso classico di quasi isteria collettiva, riproponendo, per l’ennesima volta, il tema della mancanza di controlli efficaci sui messaggi veicolati dalla Rete. E a nulla sono servite le rassicurazioni della gendarmeria sulla falsità dell’allarme lanciato e che riguardava un furgoncino di colore bianco di cui si serviva una banda di sequestratori di bambini. Con quel che ne è conseguito quando gli ignari autisti di furgoni simili a quello descritto come strumento di sequestri sono stati guardati con timore e forse anche con rabbia.
Tutto è partito il 30 novembre quando la pagina Facebook intitolata ”Amo e rispetto il nostro Pianeta” ha rilanciato un messaggio nel quale si affermava che un furgone che ”cerca di rapire i bambini” sarebbe stato visto “nel Giura” . L’autore del messaggio chiedeva informazioni “condivise” perché “i bambini sono in pericolo”. Sulla pagina c’era anche la fotografia del veicolo in questione, un furgone di colore bianco, che è stata condivisa più di 35.000 volte sul social network in meno di una settimana.
Che si tratti di una notizia totalmente inattendibile è confermato dal fatto che la stessa fotografia era stata postata agli inizi di novembre localizzando il furgone nella regione della Loira, tanto da indurre la gendarmeria a smentirla ufficialmente.
La pagina Facebook “I love and respect the Planet – I love and respect the World” sembra avere come obiettivo, dopo avere suscitato le emozioni degli utenti di Internet, quello di farli iscrivere, con evidenti fini economici. Ad esempio, il 4 dicembre e il 28 novembre la stessa pagina ha pubblicato ha pubblicato due messaggi che chiedevano compassione per le donne con disabilità. Queste due pubblicazioni sono illustrate da fotografie che provengono da banche di immagini e quindi non hanno nulla a che fare con il contesto in cui sono state condivise.
La domanda che, a questo punto, è lecito porsi (e che, ovviamente, non riguarda la sola Francia, posto che anche in Italia esistono fabbriche di notizie false) è come mai sia possibile che, nonostante siano stati scoperti, gli autori di queste iniziative continuino indisturbati nella loro opera di intossicazione della verità, incuranti della paura che possono scatenare.

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