Io ebrea americana: mi vietano di tornare in Israele perché pacifista

Rebeca Vilkomerson fa parte di Jewish Voice for Peace, organizzazione bandita dal governo

Rebeca Vilkomerson, direttore esecutivo di JVP (Jewish Voice for Peace)
Rebeca Vilkomerson, direttore esecutivo di JVP (Jewish Voice for Peace)
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8 Gennaio 2018 - 18.33


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Rebecca Vilkomerson è direttore esecutivo di Jewish Voice for Peace, una Ong che supporta il movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions) che mira alla fine dell’occupazione di Israele in Palestina e al riconoscimento di uguali diritti per i cittadini palestinesi in Israele. La Vilkomerson è di origini israliane, la sua famiglia vive in Israele ed è sposata a un uomo ebreo con cui ha vissuto per tre anni a Tel Aviv prima di trasferirsi negli Stati Uniti, ma con frequenti ritorni nella sua terra d’origine. Ora, per colpa del bando del Knesset (il parlamento israeliano) che vieta l’ingresso nel paese per tutti coloro (anche cittadini israeliani) che “mirano al boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele”, non può più tornare a casa, in quanto leader di una Ong inserita – insieme ad altre 19 – in una “lista nera”. 

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In un articolo su Haaretz, la stessa Vilkomerson scrive che, per quanto si senta afflitta dal non poter tornare nel luogo in cui sono sepolti i suoi nonni, è consapevole di due cose: la prima, del fatto che questa legge è la prova che il governo israeliano percepisce il movimento BDS per i diritti civili dei cittadini palestinesi come un concreto pericolo; la seconda, che la legge è solo un’ufficializzazione di una pratica di esclusione che Israele compie da anni, a spese ovviamente dei palestinesi: “sono molto consapevole del fatto che i palestinesi si sono trovati davanti un categorico rifiuto alle loro richieste di tornare a casa sotto lo status di rifugiati sin dalla fondazione dello Stato di Israele. Questa esclusione avviene da decenni e ora, con questa nuova legge, moltissimi palestinesi che vivono in Israele si troveranno nella condizione di non poter più lasciare il paese per il rischio di non potervi fare ritorno. Ovviamente” continua la Vilkomerson, “questo non vale per coloro che sono già fuori da Israele, che si trovano ora in una condizione di esilio forzato”. 

“Le stesse organizzazioni ebraiche che hanno protestato a gran voce contro il Muslim Ban del presidente Trump” scrive ancora, “dovrebbero adesso farsi sentire per combattere questa legge. Il fatto che i nomi siano pubblici è importante: vuol dire che il governo israeliano è consapevole che il numero di ebrei nel mondo che supporta il movimento BDS sta aumentando e sta cercando di ridurci al silenzio. Ma non funzionerà”. La Vilkomerson, infatti, chiude l’articolo con una nota ottimista: ” i membri di Jewish for Peace in tutto il mondo continueranno a combattere finché i diritti fondamentali dei cittadini palestinesi non saranno assicurati”. 

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