Papa Francesco ha celebrato una messa nell’aerodromo di Temuco, a sud del Cile, un aerea di terreno espropriata alle comunità indigene dei Mapuche, da secoli vittime di espropri, persecuzioni e discriminazioni. Ben cinque comunità erano contrarie alla messa del Papa, non per la presenza del Pontefice in sé, ma proprio per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’ennesima ingiustizia compiuta ai danni dei Mapuche. Ingiustizia questa, insieme alle altre, che lo stesso Bergoglio ha voluto ricordare: “In questo contesto di ringraziamento per questa terra e per la sua gente, ma anche di sofferenza e di dolore, celebriamo l’Eucaristia. E lo facciamo in questo aerodromo di Maquehue, nel quale si sono verificate gravi violazioni di diritti umani”.
Gabriela Mistral e Violeta Parra, le scrittrici cilene citate dal Papa
Durante la messa “per il progresso dei popoli”, celebrata in presenza di numerosi fedeli Mapuche, il Papa ha citato due poetesse cilene, la femminista Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana premio nobel per la letteratura, e la paladina dei diritti Violeta Parra, poetessa e cantautrice: “Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare questa bella parte del nostro continente, l’Araucanía”, ha detto il Pontefice, “terra benedetta dal Creatore con la fertilità dei immensi campi verdi, foreste colme di imponenti araucarie, il quinto elogio fatto da Gabriela Mistral a questa terra cilena”. Ha poi continuato: “Questa terra, se la guardiamo con gli occhi dei turisti, ci lascerà estasiati, però dopo continueremo la nostra strada come prima; se invece ci avviciniamo al suolo lo sentiremo cantare: ‘Arauco ha un dolore che non posso tacere, sono ingiustizie di secoli che tutti vedono commettere'” citando una canzone di Violeta Parra.
“La violenza finisce per rendere falsa anche la causa più giusta”
Discriminati fin dai tempi degli Inca, poi dai colonizzatori spagnoli, dal regime di Pinochet e ancora oggi, i mapuche hanno tra di loro gruppi radicali che rivendicano i propri diritti con azioni violente come appiccare il fuoco alle chiese cattoliche e, ancor di più, evangeliche: “La violenza finisce per rendere falsa anche la causa più giusta” ha detto il Papa, dopo aver denunciato le ingiustizie e le violazioni di cui i mapuche sono vittima. “È imprescindibile sostenere che una cultura del mutuo riconoscimento non si può costruire sulla base della violenza e della distruzione che alla fine chiedono il prezzo di vite umane. Non si può chiedere il riconoscimento annientando l’altro, perché questo produce solo maggiore violenza e divisione. La violenza chiama violenza, la distruzione aumenta la frattura e la separazione. Per questo diciamo ‘no alla violenza che distrugge’, in nessuna delle sue due forme”
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