La magistraura turca ha disposto, oggi, l’arresto di 129 ex funzionari ed agenti della Polizia con l’accusa di essere legati alla fratellanza del predicatore Fethullah Gulen (da anni in esilio negli Stati Uniti) al quale Ankara attribusce il fallito colpo di Stato del 2016.
L’operazione, compiuta all’alba di oggi, ha interessato 26 province. Secondo l’agenzia di stampa Anadolu, 60 dei sospettati sono stati già arrestati. Tra di essi molti ex funzionari ed ex ufficiali di alto livello. I destinatari dei provvedimenti restrittivi erano stati già espulsi dalla polizia, grazie a decreti del governo che consentono il licenziamento di qualsiasi funzionario della pubblica amministrazione senza consentirgli la possibilità di ricorrere contro la decisione.
Circa 120.000 impiegati pubblici sono stati espulsi in questo modo dalle loro posizioni e circa 50.000 sono attualmente in detenzione preventiva. Spesso, l’unica prova contro le persone colpite è che sul loro cellulare vengono rilevate tracce dell’uso di un’applicazione di messaggistica criptata chiamata Bylock, che secondo Ankara è stata sviluppata appositamente per le comunicazioni tra i membri della fratellanza di Gulen.
Due settimane fa, tuttavia, un decreto ha reintegrato 1.823 funzionari licenziati, dopo che la magistratura aveva ritenuto che Bylok poteva essere utilizzata in un telefono senza che il titolare ne fosse a conoscenza.
Continuano le retate di ex poliziotti accusati di legami con la fratellanza di Gulen
Emessi in Turchia 129 ordini di cattura, una sessantina dei quali eseguiti nel corso di una operazione condotta in 26 province
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globalist Modifica articolo
25 Gennaio 2018 - 10.31
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