El Chapo batte cassa: se non scongelate i miei beni non posso difendermi
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El Chapo batte cassa: se non scongelate i miei beni non posso difendermi

Il suo difensore dice che non ci sono i soldi per indagare sul centinaio di testi che l'accusa intende portare in aula per accusare l'ex capo del sanguinario cartello di narcos di Sinaloa

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16 Febbraio 2018 - 08.16


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Se non si trattasse di un uomo che ha sulla coscienza decine e decine di omicidi, oltre che essere responsabile d’avere inondato gli Stati Uniti di un ininterrotto fiume di cocaina, verrebbe da ridere o da ricordare il titolo di una vecchia telenovela, ‘Anche i ricchi piangono’. Stiamo parlando di Joaquin Guzman, “El Chapo” per tutti, che, dalla sua cella de carcere di New York dove vive in totale isolamento, in attesa d’essere giudicato dalla giustizia americana, ha lanciato un accorato appello affinche vengano scongelati i beni a lui sequestrati perché altrimenti non è in grado di affrontare le spese per la sua difesa. A farsi latore di questo appello è stato l’avvocato di El Chapo, Eduardo Balarezo, che ha spiegato che la difesa non può preparare correttamente il processo “per mancanza di denaro”.
Una cosa che induce al sorriso, se si pensa che nei decenni di comando spietato e sanguinario del narcotraffico dal Messico agli Stati Uniti gestito dal cartello di Sinaloa, nelle casse di Guzman soo entrati almeno una decina di miliardi di dollari, e la stima è per difetto.
L’avvocato Balarezo ha fatto riferimento, in particolare, circa 100 potenziali testimoni, spesso in stato di detenzione e che, sperando in una riduzione della pena, hanno promesso informazioni su “El Chapo”. Su di essi, con l’obiettivo di trovare gli argomenti per smontarne le dichiarazioni, l’avvocato ha detto di non potere indagare per mancanza di fondi.
“Ho ricevuto un pagamento parziale delle mie spettanze”, ma gli amici di “El Chapo” che lo hanno aiutato per questa prima parte del processo “non possono permettersi (di pagare, ndr) il resto”, ha detto Balarezo. E poiché “El Chapo” non ha il diritto di dare a nessuno alcuna istruzione (magari per accedere a fondi sguggiti al sequestro) , “è un circolo vizioso”.
Il sessantenne ex capo dei narcos, che è evaso per due volte da carceri messicane, ha chiesto in udienza di potere leggere una lettera, ma il giudice Brian Cogan non lo ha autorizzato.
Questa lettera è stata, tuttavia, presentata e in essa Guzman fa delle precise richieste: ”Sto chiedendo – ha scritto al giudice Cogan – un cambiamento nelle regole e il permesso di vedere mia moglie, faccia a faccia, per risolvere questo problema”. La giovane moglie di “El Chapo”, l’ex regina di bellezza Emma Coronel, ha partecipato all’udienza tra il pubblico, insieme ai figli, due gemelle di sei anni.
Arrestato nel gennaio 2016 in Messico e estradato negli Stati Uniti un anno dopo, “El Chapo” è accusato di aver guidato per venticinque anni, il cartello di Sinaloa, uno dei più potenti del continente americano. Gli Stati Uniti stimano le entrate che Joaquin Guzman siano state pari a 14 miliardi di dollari, sperando di “recuperarne almeno una parte” . Anche se un funzionario messicano ha ammesso che gli Stati Uniti non sono riusciti a trovare il denaro del ”Chapo”, che per nasconderlo ha scavalcato i circuiti finanziari tradizionali.
A causa delle sue precedenti evasioni, “El Chapo” vive nel carcere di massima sicurezza di Manhattan in condizioni particolarmente severe, con visite e contatti telefonici molto limitate.
Nella sua cella, ha detto l’avvocato Balarezo, “c’è molto freddo o molto caldo, non riesce a dormire, non si può concentrare o aiutare la sua difesa in queste condizioni”.
La selezione dei giurati è prevista per il 5 settembre, prima dell’inizio del processo, che potrebbe durare “tre o quattro mesi”, secondo l’avvocato.

 

 

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