Viaggio in Grecia. Il paese dove molti giovani resistono con fierezza

I giovani reagiscono e godono l'istante, con la fierezza di chi tiene alta la bandiera e l'onore nazionale

Giovani manifestano ad Atene
Giovani manifestano ad Atene
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9 Aprile 2018 - 07.24


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Volano gli elicotteri su piazza Syntagma ad Atene, e gli aerei militari sono appena andati via. A mezzogiorno del 25 marzo le celebrazioni ufficiali per la festa nazionale greca sono finite ma gli ateniesi sono ancora in strada: famiglie con bambini vestiti da euzoni (le guardie d’onore del palazzo presidenziale con costumi tipici) ma anche tanti giovani e studenti.

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È l’intera nazione greca che simbolicamente si riunisce e si compatta nel giorno in cui, nel 1821, ebbe inizio la resistenza ai turchi che da quattro secoli dominavano la penisola ellenica. È anche il giorno dell’Annunciazione, festa pure per la Chiesa Ortodossa greca. Le celebrazioni ad Atene iniziano il giorno prima, con la parata annuale degli studenti delle scuole e dei giovani delle associazioni che marciano davanti al Parlamento vestiti in uniforme o con i costumi tradizionali.
“Molta gente la vede come un fatto nazionalista, io non la penso così naturalmente, la vedo solo come una tradizione e penso soprattutto che sia una buona cosa ricordare le cose avvenute nel passato. Inoltre c’è stato un dibattito sulla parata degli studenti, quando quelli stranieri mantengono la bandiera greca, perché magari chi è lo studente migliore della classe lo fa e molta gente non vuole che sia uno straniero a rappresentare la Grecia”, – dice Savvas Stamatopoulos, 40 anni, esperto di logistica e di trasporti marittimi, che si è reinventato un lavoro per sopravvivere alla crisi, impegnandosi nella produzione di yogurt e altri prodotti caseari.
Ma che fine ha fatto la crisi greca? Secondo quanto dice l’ex ministro delle Finanze  Yanis Varoufakis (che si appresta a lanciare un nuovo partito e a tornare sulla scena politica greca) in un’intervista a The Guardian “il primo ministro Alexis Tsipras e il suo partito Syriza di sinistra hanno condannato la Grecia al debito e alla schiavitù per altri 30 anni”, cedendo alle richieste di austerità della Germania ed esacerbando la difficile situazione della nazione.  Varoufakis dice che vede la Grecia diventare un altro Kosovo, “con spiagge bellissime, solo che è un protettorato svuotato dei suoi giovani. Ogni mese partono 15-20.000 giovani greci. Ovunque vada, li incontro” e sostiene che all’università di Atene, dove è tornato al suo vecchio posto di insegnante, gli studenti si mettono in fila per ottenere referenze per lavori umili. La verità, secondo alcuni di loro, è che i greci sanno reagire e reinventarsi, soprattutto i giovani. 
“La crisi sta avendo effetto principalmente sulle persone più anziane, come mia madre che sono molto preoccupate degli effetti che ha su di loro, che ricevono pensioni molto esigue”, racconta Voula Stamatis, 53 anni, insegnante di inglese. “Per le persone più giovani come me e i miei figli è molto più facile perché le giovani generazioni non se ne sono rese conto così tanto. Ma possiamo affrontarla, stiamo bene”. Solo il costo della vita, secondo lei, è aumentato ma nel complesso la Grecia non è cambiata tanto “perché la mentalità greca è: goditi il momento! Tutti escono la sera, si godono la vita, anche se lavoriamo poi usciamo, ci facciamo un drink e ci organizziamo sull’impronta del momento, non dobbiamo pianificare tutto una settimana prima come fanno gli americani, la maggior parte di loro pianifica un viaggio in anticipo per due anni dopo. Noi decidiamo le cose sull’impronta del momento. Voi italiani aiutateci: venite nelle nostre isole”. La pensa così anche il marito, Brian Placourakis, ex stella del basket greco, oggi anche lui insegnante di inglese (ha origini greche ma viene da San Francisco): “Non posso immaginare di crescere i miei figli da nessuna altra parte. Non solo in Grecia ma in ogni altro Paese europeo: Italia, Spagna, Grecia… Questi sono i Paesi che personalmente preferisco. Mi manca l’America? No. Amo l’America? Sì. C’è una differenza. Mi fa piacere visitarla ma non voglio rimanerci. Questa è casa mia”, dice. (Ida Palisi)
 
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