La Fondazione Thomson Reuters ha pubblicato lo studio annuale sulle nazioni più pericolose per le donne. Una ricerca che in questi sette anni ha tracciato un quadro dei Paesi dove sono presenti le maggiori criticità per il genere femminile in ambito di sicurezza (rischio di abusi e violenze e discriminazione) ma anche di welfare (accesso all’educazione, all’assistenza sanitaria e diritto al lavoro).
La notizia è stata data dal quotidiano svizzero 20 Minuti
In cima alla classifica c’è l’India. Nonostante l’impegno del governo nel proteggere le donne, dopo il clamoroso caso della ragazza stuprata e uccisa su un autobus cinque anni fa, i casi di violenze sono quasi all’ordine del giorno. Resta altissima poi la percentuale di donne trasformate in schiave sessuali, costrette a lavorare in condizioni inumane e vittime dei trafficanti di esseri umani.
Al secondo posto segue l’Afghanistan, poi la Siria dilaniata da anni di guerra. Quarta la Somalia, quinta l’Arabia Saudita (dove le donne un paio di giorni fa hanno acquisito il diritto di guidare veicoli a motore), ma seconda assoluta per quanto riguarda la discriminazione sul lavoro.
Sesto il Pakistan, settima la Repubblica Democratica del Congo, ottavo lo Yemen e nona la Nigeria. Al decimo posto, ed è il dato apparentemente più sorprendente, ci sono gli Stati Uniti. Secondo Thomson Reuters qui le donne rischiano di essere stuprate, molestate, costrette a compiere atti sessuali (e si vedono negare giustizia in caso di violenze) tanto quanto in Siria. Il movimento #MeToo è l’emblema di questa situazione.