Violenta protesta in una regione petrolifera irachena: il governo schiera l'esercito, 9 morti
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Violenta protesta in una regione petrolifera irachena: il governo schiera l'esercito, 9 morti

Da oltre una settimana si susseguono proteste per l'alto tasso di disoccupazione e di corruzione e l'insufficienza dei servizi pubblici. Il bilancio provvisorio è di nove morti e decine di feriti

Protesta in Iraq
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16 Luglio 2018 - 09.08


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Sarebbe di nove morti e decine di feriti il bilancio provvisorio degli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza irachene in diverse città in tutto il Sud-Est del Paese, dove da oltre una settimana si susseguono proteste per l’alto tasso di disoccupazione e di corruzione e l’insufficienza dei servizi pubblici. In diverse città è stato imposto il coprifuoco, e le connessioni internet risultano bloccate. Il primo ministro iracheno Haider Al Abadi, che ha abbandonato ieri il vertice Nato di Bruxelles, ha dispiegato l’esercito stamattina nei pressi di Bassora, dove la situazione è più critica.

Quattro persone sono state uccise di fronte al quartier generale del governatore, che i manifestanti avevano provato ad assaltare a colpi di pietre nella tarda mattinata. Secondo il generale Thamir al Husseini, sono ventotto i feriti tra le forze di sicurezza. Nella città di Samawa, alcuni manifestanti hanno dato alle fiamme la sede locale dell’organizzazione Bar, milizia e partito politico filo iraniano. Anche la sede di Bassora sarebbe stata attaccata.

Dal primo pomeriggio reparti dell’esercito iracheno pattugliano anche l’ingresso del giacimento petrolifero di Majnoon, uno dei più estesi del paese, a circa 40 chilometri a Nord di Bassora, dove altri manifestanti si erano riuniti nella mattinata, così come nei pressi del vicino valico di Safwan, al confine col Kuwait. Il 95% delle esportazioni petrolifere irachene proviene dai giacimenti della regione di Bassora. Un centinaio di dimostranti ha poi bloccato il porto di Umm Qasr, vicino alla città, da dove transitano petrolio e materie prime.

Nel corso del pomeriggio il premier Al Abadi, dopo aver intimato alle Forze di sicurezza di “non sparare sui manifestanti pacifici” ma di rimanere in stato di allerta in tutto il sud del Paese, ha annunciato che il suo governo si impegnerà a destinare circa 3 miliardi di dollari per la fornitura di servizi alla regione di Bassora. 

Il primo ministro guida un governo provvisorio, in attesa della formazione di un nuovo esecutivo, in seguito alle elezioni dello scorso 12 maggio. Le proteste sono iniziate nel corso della settimana a Bassora, capoluogo dell’omonimo governatorato, per poi estendersi in breve tempo anche alle province di Maysan, Najaf, Baghdad, Karbala, Babil, Wassit, Diwaniyah e Dhi Qar, secondo quanto riporta l’emittente curda Shafaq news. Fonti locali riferiscono  di assembramenti anche ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove non risultano al momento feriti. Ieri i primi due morti a Najaf, centro del potere politico sciita in Iraq, dove il ministro dell’Interno iracheno Qassem al Aaraji stamattina ha rimosso il capo della polizia, Majed Kazim, sostituendolo con Alaa Gharib.

Secondo l’emittente irachena Dijah Tv, i manifestanti nella giornata di ieri hanno fatto irruzione nell’aeroporto locale, causando per alcune ore disagi nei voli, e nel consiglio provinciale. Venerdì, durante la khutba (il discorso “politico” che precede la preghiera del venerdì), il principale religioso sciita iracheno, l’ayatollah Ali Al Sistani, aveva espresso “solidarietà ai manifestanti, che fanno i conti con una totale mancanza di servizi in una estate torrida”. Sempre nella giornata di ieri, altri tre morti ad Al Amara, capoluogo del governatorato di Maysan, dove il portavoce del direttorato provinciale della sanità, Ahmed al Kanani, ha riferito al Baghdad post che “le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti”. 

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