Bruxelles contro Orban su asili e rimpatri: la Commissione finalmente deferisce l'Ungheria

Aperta anche una procedura per la legge anti Soros che criminalizza le attività a sostegno dei richiedenti asilo: "violate le normative, la carta dei diritti fondamentali e i Trattati dell'Ue"

Viktor Orban
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19 Luglio 2018 - 13.26


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Bruxelles contro l’Ungheria di Viktor Orban e la sua linea dura in materia di immigrazione. La Commissione europea ha infatti deferito l’Ungheria del premier anti migranti, stimato da Matteo Salvini, alla Corte di Giustizia dell’Ue per inosservanza del diritto comunitario nelle sue leggi in materia di asilo e rimpatrio.
La Commissione ha inoltre avviato una procedura d’infrazione per la cosiddetta legge Stop Soros, fortemente voluta da Orban che ne aveva fatto un tormentone in campagna elettorale, che criminalizza le attività a sostegno dei richiedenti asilo, perché viola “le leggi, la carta dei diritti fondamentali e i Trattati dell’Ue”.
La procedura nei confronti dell’Ungheria per inosservanza della normativa dell’Ue in materia di asilo e rimpatrio era iniziata nel dicembre 2015. Dopo una serie di scambi a livello sia amministrativo sia politico e una lettera complementare di costituzione in mora, la Commissione ha inviato un parere motivato nel dicembre 2017.
Analizzata la risposta delle autorità ungheresi, la Commissione ha ritenuto che la maggior parte delle preoccupazioni espresse non siano state ancora accolte e ha pertanto deciso ora di deferire l’Ungheria alla Corte di giustizia dell’Unione europea, ultima fase della procedura di infrazione.
La lettera di costituzione in mora riguarda la nuova normativa ungherese che criminalizza le attività a sostegno delle domande di asilo. Denominata Stop Soros da Orban e dalle autorità ungheresi, qualifica come reato qualsiasi tipo di assistenza offerta da organizzazioni nazionali, internazionali e non governative, o da qualsiasi persona, a coloro che intendono presentare domanda di asilo o chiedere un permesso di soggiorno in Ungheria. Le leggi comprendono anche misure di limitazione delle libertà personali, in quanto impediscono a chiunque sia perseguito penalmente a norma di tali leggi di avvicinarsi alle zone di transito alle frontiere dell’Ungheria.
Le sanzioni vanno dalla detenzione temporanea alla reclusione fino ad un anno, seguita dall’espulsione dal paese. Inoltre la nuova legge e una modifica costituzionale hanno introdotto nuove cause di inammissibilità per le domande di asilo, limitando il diritto di asilo unicamente a coloro che raggiungono l’Ungheria direttamente da un luogo nel quale la loro vita o la loro libertà sono in pericolo.
La conclusione della Commissione è che l’Ungheria di Orban non adempie gli obblighi derivanti dai trattati, dalla normativa e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Le autorità ungheresi hanno 2 mesi per rispondere alle preoccupazioni espresse dalla Commissione.

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