Trump canta vittoria, poi apre alla collaborazione coi Democratici
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Trump canta vittoria, poi apre alla collaborazione coi Democratici

L'onda blu potrà non esserci stata, ma ora il governo finora incontrastato del Tycoon ha un'opposizione. Le regole del gioco sono cambiate

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7 Novembre 2018 - 20.38


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Una vittoria a metà, quella dei democratici, che i pessimisti potrebbero vedere anche come una mezza sconfitta. Però una cosa è certa: l’ondata blu potrà anche non esserci stata, ma c’è stata un’affluenza alle urne tra le più alte mai registrate negli ultimi anni, sicuramente più alta delle elezioni di due anni fa che hanno incoronato Trump presidente. Tanto da far pensare a “come sarebbe andata se…”: in ogni caso, è questo è inoppugnabile, a una buona metà egli americani la politica di Trump piace eccome e non possiamo affatto parlare di sconfitta. Ma non si può nemmeno dire che i liberal siano morti, come i Repubblicani si aspettavano. Al contrario, hanno prepotentemente alzato la testa, riprendendosi la Camera e strappano a Trump il monopolio cui è stato abituato nei passati due anni, in cui di fatto non esisteva un’opposizione. Ora la partita si giocherà con regole diverse, e non si esclude che diventi più sporca. 

Perché Trump non è abituato al fair play, questo lo sappiamo: è sempre stato il boss di sè stesso e quindi nella sua mano tesa a Nancy Pelosi, leader dei Dem alla Camera, c’è sicuramente la volontà di stritolarla fino a romperne le dita. Per quanto le possa definire fake news, non deve essere stato un bel risveglio quello del tycoon, che ha avuto la conferma che metà della popolazione americana è pronta a destituirlo e che i media e lo star system, oltre alle campagne elettorali dei suoi avversari, si sono dimostrati degli avversari difficili da battere.

Leggi anche:  Perché Trump in fondo in fondo non esiste

Insomma, potrebbe sembrare che la situazione non si sia sbloccata più di tanto, ma invece è cambiato tutto: i Repubblicani ora devono necessariamente scendere a patti coi Dem, proprio nel momento in cui invece logica suggerirebbe di serrare i ranghi. E i Dem, da parte loro, hanno una sfida difficilissima davanti: non solo cercare di ostacolare la politica di Trump con tutti i nuovi mezzi che hanno guadagnato, ma anche identificare un leader da presentare alla Casa Bianca nel 2020. Due anni per trovare chi può sconfiggere l’ancora enorme consenso del tycoon e sintetizzare tutte le anime del partito democratico, che è riuscito però a dimostrare grande unità. Non sarà semplice, ma la speranza c’è. 

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