Caos tra Francia e Spagna per i gilet gialli: migliaia di camion bloccati
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Caos tra Francia e Spagna per i gilet gialli: migliaia di camion bloccati

La benzina inizia a scarseggiare in diverse località a causa del blocco dei depositi di carburante. Anche molte scuole occupate per solidarietà

Proteste a Parigi, foto di Lillo Rizzo
Proteste a Parigi, foto di Lillo Rizzo
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3 Dicembre 2018 - 10.09


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I blocchi del traffico organizzati in Francia dai gilet gialli hanno provocato chilometri di code e migliaia di camion bloccati al confine con la Spagna. Lo riferiscono le autorità regionali della Catalogna. Nella zona frontaliera di La Jonquera, gli incolonnamenti hanno raggiunto 19 chilometri sull’autostrada AP-7. Il governo catalano ha inoltre parlato di tremila-quattromila camion bloccati.

I blocchi, per la terza settimana di fila, di vari depositi di carburante, dalla Normandia al Mediterraneo, hanno causato intanto le prime carenze di benzina: in Bretagna numerose stazioni di servizio sono a secco e le autorità locali hanno cominciato a razionare la benzina. Bloccati i depositi di Le Mans, di Grand-Quevilly e di Fos-sur-Mer, mentre l’intervento delle forze dell’ordine ha sbloccato gli impianti di La Rochelle e Donge.
Oltre che dalla Spagna, il traffico è in crisi su vari assi viari, dove i manifestanti hanno installato blocchi filtranti. La circolazione è molto rallentata anche su alcune autostrade e nella notte tra domenica e lunedì i manifestanti hanno vandalizzato il casello di Perpignan, sull’A9. E le imprese di trasporto stradale stimano in 400 milioni di euro le perdite subite dall’avvio della protesta il 17 novembre.
Intanto, più di cento scuole superiori in tutto il Paese sono bloccate o occupate dal movimento di protesta degli studenti contro la riforma dell’Educazione e, in alcuni casi, a sostegno dei “gilets jaunes”. Nell’area di Tolosa, una quarantina di scuole è occupata, un’altra ventina a Parigi. A Digione circa 500 studenti hanno sfilato nelle vie della città e si sono scontrati con la polizia, con lanci di pietre e lacrimogeni. A Nizza un migliaio di studenti ha manifestato in sostegno dei gilet gialli al grido di “Macron démission!” (Macron dimissioni!). E nell’isola francese de La Réunion i gilet gialli si sono scontrati attorno al porto principale con le forze dell’ordine.

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Trattativa. I “gilet gialli liberi”, il collettivo di dimostranti moderati fra i quali una delle promotrici del movimento, Jacline Mouraud, hanno rivelato ai media francesi di aver ricevuto decine di minacce di morte dopo la loro offerta al governo di aprire un negoziato.
Secondo la Mouraud, il cui video divenne virale sui social e fu una delle scintille della protesta, questi gilet gialli sono “una specie di ragazzini anarchici, manipolati” non vogliono trovare “alcuna soluzione” ma soltanto “fare casino”.

Chi è Jacline Mouraud? Dalla rete alle piazze: sono nati sui social network i “gilet gialli”, con una protesta senza precedenti, non organizzata. E soprattutto senza leader, non legata a partiti politici o a sindacati. 

L’icona del movimento resta la signora Jacline Mouraud. C’è anche lei tra i dieci portavoce che oggi hanno offerto al governo ‘un’uscita dalla crisi’. E’ una bretone 50enne che suona la fisarmonica e fa l’ipnoterapeuta, ma che per arrivare a 1.000 euro al mese deve fare la sorvegliante anti-incendio.

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Possiede soltanto il suo vecchio SUV diesel, comprato 10 anni fa a 11.000 euro. E per riempirne il serbatoio e recarsi al lavoro, spende più di metà stipendio: “quando finirà la vostra caccia all’automobilista? – dice nel video di 4 minuti e 38 diventato virale – ci avete venduto i vostri diesel raccontandoci che erano più ecologici. Oggi ci dite che vi danno fastidio e dobbiamo cambiarli con il vostro mini-bonus?”.

Dal tema originario della protesta contro il caro-carburante, l’onda gialla è arrivata allo slogan più gettonato, “Macron, dimettiti”, gridato in questi giorni fin sotto l’Eliseo.

Il nocciolo duro di questa protesta è nelle campagne. Lì, nella Francia profonda, soprattutto nel nord e al sud – passando per la grande dorsale della valle del Rodano – ci sono le persone e le famiglie che vivono con salari modesti e che sono costretti a prendere l’automobile per recarsi al lavoro. E spesso sono persone che il carovita delle metropoli ha costretto ad emigrare e a ripopolare le campagne francesi più deserte.

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La scintilla è stata, accanto al prezzo del barile del petrolio in ascesa, l’impennata delle tasse su gasolio (+14%) e benzina (+7%) legata alla cosiddetta ‘transizione ecologica’, l’insieme di norme per rottamare l’attuale parco veicoli e passare all’elettrico o l’ibrido. Aggiunte agli aumenti delle imposte sul gas, sul tabacco, della CSG (i contributi sociali in busta paga), gli incrementi hanno avuto un impatto negativo sul potere d’acquisto.

 

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