Continua a scorrere sangue in Libia, il bilancio dei morti sale a 205
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Continua a scorrere sangue in Libia, il bilancio dei morti sale a 205

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non è riuscito intanto a trovare il compromesso su una bozza di risoluzione elaborata dalla Gran Bretagna

Scontri armati in Libia
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18 Aprile 2019 - 07.35


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Terrore, sgomento e rabbia a Tripoli dopo la pioggia di missili lanciati da Khalifa Haftar che in piena notte hanno centrato un’area densamente popolata diAbu Slim, a ridosso del cuore della capitale, e che sono esplosi non troppo distanti dall’ospedale del municipio. Il leader del governo di unità nazionale Fayez al Sarraj ha bollato il maresciallo come un “criminale di guerra”, mentre da Bengasi le forze ostili all’intesa nazionale mediata dall’Onu hanno puntato l’indice contro i “terroristi”, riferendosi ai difensori di Tripoli.  
Dura la condanna dell’inviato dell’Onu in Libia, Ghassan Salamè: “L’uso indiscriminato di armi esplosive in aree civili costituisce un crimine di guerra, l’uccisione di persone innocenti è un’eclatante violazione”. L’alto diplomatico, che giorni fa ha etichettato l’offensiva di Haftar come un “colpo di Stato” non ha per ora addossato la responsabilità al maresciallo, ma è certo che il drammatico bombardamento notturno sarà al centro del dibattito aperto al Consiglio di sicurezza dell’Onu.   Il bilancio annunciato dagli ospedali dove sono stati portati i cadaveri e ricoverati i feriti parla di almeno 7 morti, tra i quali cinque donne, e 35 feriti, diversi ancora in gravic ondizioni. Il drammatico prezzo di sangue pagato dalla popolazione è di oltre  200 vittime. E cresce di migliaia al giorno il numero degli sfollati, arrivato a 25.000 persone.    
“Bombardare le aree residenziali è un crimine contro l’umanità: dimostra che Haftar è un criminale di guerra e sarà ricercato dalla giustizia a tutti i livelli”, ha tuonato Sarrajda Abu Slim, dove si è recato poco dopo la pioggia di missili. “Presenteremo alla Cpi la documentazione per classificarlo come tale. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha una responsabilità legale e umanitaria” e deve “perseguire” Haftar.  
Da Bengasi invece le forze fedeli al maresciallo accusano i nemici di Tripoli, che in questa ricostruzione si sarebbero bombardati da soli per guadagnare il consenso dell’opinione pubblica internazionale.  
Sui social media libici, intanto, è scoppiata la guerra delle fake news, che sembrano arrivare soprattutto dagli avversari di Tripoli. Oltre a improbabili ricostruzioni tecniche o militari sul bombardamento di Abu Slim, circolano ad esempio insistenti i fotomontaggi in cui i soldati dei Katiba fedeli all’unico governo riconosciuto dall’Onu nel Paese sono abbinati alla bandiera nera dell’Isis.   
Dinamiche che a Tripoli non sembrano aver fatto breccia, soprattutto a piazza dei Martiri, dove le lacrime dei parenti hanno accompagnato la preghiera di diverse decine di persone rimaste in silenzio davanti alle bare di alcune delle vittime. Poi è scoppiata la rabbia, gli slogan urlati contro il “criminale Haftar” e i suoi alleati e sostenitori stranieri come anche verso il Ciad, da cui sono partite nel corso dei mesi scorsi le milizie che hanno messo a ferro e fuoco il sud del Paese e che ora sarebbero state reclutate da Haftar – accusano a Tripoli – nella guerra contro il governo.  
Per tutto il giorno le armi hanno taciuto sui fronti alla periferia della capitale. Ma il tramonto segna l’inizio di un’altra notte di apprensione in tutto l’ovest libico.

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