Un giudice federale di San Francisco ha bloccato le misure restrittive adottate dall’amministrazione Trump tese ad impedire ad migranti provenienti dall’America Centrale di chiedere asilo arrivati al confine meridionale americano ma imporrebbe loro di farlo nei Paesi attraversati per arrivare negli Stati Uniti, come Messico o Guatemala.
Il giudice distrettuale Jon Tigar ha stabilito che la dichiarazione di emergenza sul confine fatta dal presidente Trump e la frustrazione per l’aumento degli arrivi non giustifica “scorciatoie legali”. Tigar, che lo scorso anno ha bloccato un’altra misura dell’amministrazione tesa a vietare ai migranti di chiedere, sostiene che esiste una “montagna” di prove che mostrano come non sia sicuro per i migranti chiedere asilo in Messico.
E che l’amministrazione viola la legge federale impedendo a chiunque attraversi il confine di chiedere asilo. Con la sua sentenza, scrive ancora il giudice californiano, si vuole “assicurare che non consegnamo cittadini stranieri nelle mani di chi li perseguita in patria”.
La corte ha riconosciuto che l’amministrazione Trump stava cercando di mettere fine in modo illegale ad una serie di misure adottate dal Congresso per proteggere i richiedenti asilo”, ha affermato Lee Gelernt, avvocato dell’American Civil Liberties Union, che ha rappresentato in aula in ricorrenti contro la misura.
La sentenza è arrivata poco dopo che un altro giudice federale, Timothy Kelly, nominato da Trump a Washington, si era rifiutato di bloccare la misura provocando subito la reazione entusiasta di Trump che ha parlato di “una sentenza straordinaria” che “ci aiuterà molto al confine”. Le due sentenze contrastanti aprono le porte ai ricorsi nelle diverse corti d’appello federali.
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