La denuncia di Amnesty: “Sono almeno 106 le persone uccise in 21 città dell’Iran”
Top

La denuncia di Amnesty: “Sono almeno 106 le persone uccise in 21 città dell’Iran”

La Repubblica Islamica ha assistito a una nuova ribellione soffocata nel sangue e si prepara a mettere in funzione la forca per chi voglia mettere in discussione il regime.

Proteste in Iran
Proteste in Iran
Preroll

globalist Modifica articolo

20 Novembre 2019 - 14.09


ATF

Dieci anni anni dopo la rivolta del 2009, che vide i giovani iraniani in piazza contro i brogli nelle elezioni presidenziali, la Repubblica Islamica ha assistito a una nuova ribellione soffocata nel sangue e si prepara a mettere in funzione la forca per chi voglia mettere in discussione il regime. “Sono almeno 106 le persone uccise in 21 città dell’Iran” negli scontri degli ultimi giorni, ha denunciato Amnesty International da Londra, aggiungendo che “il bilancio definitivo delle vittime potrebbe essere molto più alto, con alcune notizie che portano il numero degli uccisi fino a 200″.
L’organizzazione per i diritti umani basa le proprie stime su “filmati verificati, testimonianze raccolte sul terreno e informazioni” dagli attivisti residenti al di fuori dell’Iran.
In uno de filmati, spiega Amnesty, è possibile vedere “cecchini che sparano sulla folla dai tetti di edifici e, in un caso, da un elicottero”. La gran parte delle manifestazioni era pacifica e solo “un piccolo numero di persone lanciava pietre e dava alle fiamme banche e scuole. Unità delle forse di sicurezza iraniane, aggiunge l’organizzazione hanno trascinato via corpi privi di vita e e feriti da strade e ospedali, senza fornire alcuna notizia ai parenti delle vittime. “Siamo particolarmente allarmati che l’uso di proiettili veri abbia, presumibilmente, causato un numero significativo di morti in tutto il Paese”, ha dichiarato dal canto suo il portavoce dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhcr), Rupert Colville.
Il portavoce ha spiegato che, sebbene il bilancio delle vittime sia difficile da verificare, in parte per via del blocco di internet in vigore da sabato, i media iraniani e “diverse altre fonti” parlano di “decine di persone che potrebbero essere state uccise” durante le proteste. Tra loro, tre pasdaran, uno dei quali apparteneva al corpo paramilitare Bassidj, che ha preso il controllo della sicurezza sul terreno. Il quadro sembra più calmo dei giorni scorsi, e non filtrano notizie di scontri significativi, ma sono pronte le punizioni. Il quotidiano conservatore Kayhan, vicino alla Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha minacciato di “impiccagione” i leader dei manifestanti, scesi in piazza nel Paese contro il caro benzina, definiti “criminali ingaggiati” dall’esterno.
Il quotidiano, che riferisce di arresti e confessioni, ha scritto che le autorità giudiziarie emetteranno un verdetto con pena capitale per i leader delle proteste, macchiatisi – secondo il giornale – di “ribellione”, punibile sia a livello legale che religioso con la morte. Quanto a Internet, il blocco verrà revocato solo quando ne finiranno gli “abusi”. “Molti professioni e banche stanno affrontando dei problemi, e stiamo cercando di risolverli”, ha affermato il portavoce del governo Ali Rabiei, precisando che “Internet tornerà gradualmente in alcune province”. Netblocks, sito che monitora la situazione di Internet nel mondo, ha riferito che oggi la Rete in Iran è al 4% rispetto ai normali livelli.

Teheran, messa all’angolo dalle sanzioni americane, punta su un’offensiva diplomatica che ha nel mirino anche l’Italia. Teheran e Roma stanno lavorando a un incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri, Mohammad Javad Zarif e Luigi Di Maio, a margine della conferenza Med Dialogues prevista dal 5 al 7 dicembre a Roma.
“Stiamo aspettando la conferma dal ministero degli Esteri italiano”, ha detto l’ambasciatore della Repubblica islamica in Italia, Hamid Bayat, aggiungendo che i temi in agenda riguarderanno “sia i rapporti bilaterali che le questioni di carattere regionale”. A quanto si apprende, si sta lavorando a un incontro di Zarif anche col presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e con rappresentanti del mondo del business attraverso Confindustria. “L’Iran sta aspettando un segnale dal nuovo governo italiano per avviare un dialogo, convinto che proprio questo sia il miglior mezzo per affrontare i problemi”, ha aggiunto il diplomatico in un incontro con la stampa nella propria residenza a Roma alla vigilia della visita in Italia, ai primi di dicembre, di Zarif. “Abbiamo visto i cambiamenti nel governo negli ultimi mesi e negli incontri che abbiamo avuto, le autorità italiane hanno sempre ribadito l’interesse di avere un dialogo costante: speriamo che ora incrementino gli incontri”, ha auspicato l’ambasciatore, dicendosi convinto che “ci sono le capacità per avere la massima cooperazione” tra i due Paesi, “in ambito economico, commerciale e culturale”.
Il diplomatico ha poi tenuto a sottolineare che l’Italia “può avere un ruolo fondamentale per risolvere alcune crisi regionali”, come quella dello Yemen, e su questo aspetto Teheran ”è disponibile a collaborare”. L’Iran è “fiducioso che possano tornare ai livelli di prima nell’interscambio commerciale, che nel periodo successivo alla firma dell’accordo” internazionale sul nucleare del 2015 “era passato da 1,3 miliardi a circa 5 miliardi di euro, facendo dell’Italia il primo partner commerciale dell’Iran”. Il dato si è poi ridotto notevolmente, dopo l’uscita di Washington dall’accordo, l’anno scorso.

Native

Articoli correlati