Più armi in Libia? Il ministro del Lussembugo spiega perché è anche colpa di Salvini
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Più armi in Libia? Il ministro del Lussembugo spiega perché è anche colpa di Salvini

Il ministro degli Esteri Jean Asselborn accusa: "L'operazione Sophia è stata demolita e abbandonata sotto il signor Salvini". Doveva monitorare l'embargo ma siccome non faceva affogare i migranti non era gradita

Il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn
Il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn
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20 Gennaio 2020 - 11.00


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Un atto d’accusa vero e proprio che – purtroppo – è destinato a non emergere troppo perché meno facilmente comprensibili ai beoti che si eccitano solo quando si parla male di migranti, musulmani, che credono alle stupidaggini su Bibbiano mentre chi è il vero anti-Italiano è quello che parla di patria con la stessa enfasi con la quale voleva l’indipendenza della Padania e pensava che i napoletani fossero colerosi (per questo condannato)
Ora si scopre che se in Libia ci sono molte più armi la colpa è anche di Salvini: “L’operazione Sophia è stata demolita e abbandonata sotto il signor Salvini, ma Salvini non c’è più”.
 Lo ha ricordato oggi a Bruxelles il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell’Ue.

Asselborn fu protagonista di uno scontro con Capitan Nutella che il leghista rese pubblico per la solita propaganda, visto che in quel periodo voleva affermare la figura del ‘macho’ che si faceva rispettare in Europa.
L’operazione aeronavale Sophia aveva, tra l’altro la missione di controllare il rispetto dell’embargo sull’invio di armi in Libia, ma l’ex ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini l’ha fatta sospendere per via dell’obbligo di sbarcare in Italia i migranti eventualmente salvati in mare dalle navi partecipanti
“Il Lussemburgo – ha aggiunto Asselborn – non ha navi da inviare nella regione, ma noi, un piccolo paese, abbiamo pagato per gli aerei che hanno partecipato alla missione di sorveglianza”.
Il ministro lussemburghese ha poi sottolineato: “Non possiamo dire che la situazione nei campi in Libia è catastrofica e poi mandare la gente in quei campi”.
Rispondendo a un’altra domanda, Asselborn ha poi osservato che dopo la Conferenza di Berlino di ieri, la situazione Libia “non riguarda più solo la Turchia” e il ritiro delle sue truppe dal Paese. “Siamo ora – ha detto – a livello delle Nazioni Unite: la posta in gioco non è più nazionale, fra Russia, Turchia e altri, ma delle Nazioni Unite. E’ la chiave: bisogna ora – ha concluso – che il Consiglio di Sicurezza dia un mandato chiaro, preciso, appropriato affinché il cessate il fuoco sia rispettato e poi la pace abbia una chance in Libia”.

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