Per Jair Bolsonaro l’Amazzonia – quella circoscritta entro i confini del suo Paese – deve produrre, materie prime e reddito. Come si legge su Euronews. Perché accada, il presidente brasiliano lavora per cambiare la fisionomia del polmone verde del pianeta attraverso un controverso disegno di legge che apre le terre indigene alle attività minerarie, agricole e alla produzione di energia idraulica.
La proposta, elaborata insieme al ministro delle Miniere e dell’Energia, Bento Albuquerque, dovrà essere approvata dalla Camera e dal Senato. Il progetto è stato firmato durante una cerimonia nella quale il presidente e il suo esecutivo hanno celebrato i 300 giorni di governo. Al termine dell’incontro, il ministro Albuquerque è andato personalmente al Congresso per consegnare il documento al presidente della Camera, Rodrigo Maia.
“Spero che questo sogno di Bento (Albuquerque) si avveri – dice Bolsonaro – perché gli indigeni sono esseri umani esattamente come noi. Hanno un cuore, dei sentimenti, un’anima, dei desideri e dei bisogni: sono brasiliani come noi”.
In una nota ufficiale, l’ufficio di presidenza ha detto che l'”omissione” dei precedenti governi in materia di regolamentazione delle attività economiche ha causato incertezza giuridica “e ha incoraggiato l’estrazione mineraria illegale” in Amazzonia.
Bolsonaro ha duramente criticato la battaglia degli ambientalisti a salvaguardia dei fragili ecosistemi della regione. Ha invece sorvolato sul dissenso dei 600 leader indigeni brasiliani, che si sono riuniti nel Mato Grosso per denunciare le aggressioni dell’amministrazione Bolsonaro.