Idlib, Lesbo, la vergogna dell'Europa, l'apocalisse umanitaria

L’esodo continua. Tra lacrimogeni, muri, fili spinati, poliziotti in assetto di guerra. Un muro di gas lacrimogeni e getti d'acqua per respingere l'avanzata verso il confine greco dei migranti

Migranti a Lesbo
Migranti a Lesbo
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Marzo 2020 - 16.28


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L’esodo continua. Tra lacrimogeni, muri, fili spinati, poliziotti in assetto di guerra. La sporca guerra contro i più indifesi. Un muro di gas lacrimogeni e getti d’acqua per respingere l’avanzata verso il confine greco dei migranti, che rispondono con una sassaiola. In mezzo ai campi turchi dove si disperdono le migliaia di persone accalcate alla frontiera d’Europa si scatena il caos, tra urla e rumori di spari. Secondo Ankara, ci sono anche “proiettili veri” tra quelli impiegati dalle guardie di confine di Atene. Almeno in sei rimangono feriti. Uno di loro, colpito al torace, muore poco dopo in ospedale. Ma il governo greco “nega categoricamente” e accusa la Turchia di aver sparato lacrimogeni contro i suoi agenti.

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Sono 138.647 i migranti che secondo la Turchia si sono diretti dalle zone interne del Paese verso la frontiera con la Grecia per cercare di entrare nell’Ue, dopo che Ankara ha annunciato che non li avrebbe più fermati. Lo riferisce il ministro dell’interno turco Suleyman Soylu, che stamani si è recato al confine. Atene ha confermato finora di aver impedito “24 mila tentativi illegali di attraversamento:”

Guerra ai migranti

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La Turchia sta dispiegando 1.000 unità di forze speciali di polizia lungo il confine con la Grecia per fermare il respingimento dei migranti nel proprio territorio, ha detto Soylu, aggiungendo che 164 migranti sono stati feriti dalle autorità greche. “Hanno ferito 164 persone. Hanno cercato di respingere 4.900 persone in Turchia”, ha detto poi il ministro ai giornalisti nella zona di confine nord-occidentale di Edirne. “Stiamo schierando 1.000 unità di forze speciali per il sistema di confine … per impedire il respingimento”.

Lo “scudo greco”

La Grecia è “lo scudo” dell’Unione europea? “Nei confronti degli immigrati mai” ma è “una frontiera europea che è interesse comune proteggere in conformità al diritto internazionale”. Lo dichiara il presidente del Parlamento europeo David Sassoli in un’intervista a Repubblica a seguito della visita al confine greco-turco con la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e del Consiglio europeo Charles Michel. “Nel corso della visita – spiega Sassoli – abbiamo ribadito la contrarietà delle istituzioni europee a qualsiasi ipotesi di sospendere l’esame delle domande dei richiedenti asilo. Alle nostre frontiere tutti hanno diritto di chiederlo. Ed è dovere delle autorità nazionali dare una risposta. Credo che le autorità greche condividano questa posizione”. Per quanto riguarda le violenze “la Grecia è un Paese dove esiste lo stato di diritto. Ogni violenza ingiustificata e non proporzionata è intollerabile e come tale dev’essere punita” ma comunque “la pressione è molto alta e abbiamo il dovere di dare delle risposte allo smarrimento dei cittadini che da tempo sono soli ad affrontare una straordinaria emergenza. Penso agli abitanti di Lesbo e Samo che dal 2015 hanno dato prova di solidarietà e accoglienza e che oggi si sentono abbandonati”.

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 Nel dettaglio, oltre a un potenziamento di Frontex, dall’Europa “vi saranno 700milioni di euro per l’emergenza” conferma Sassoli ribadendo che “il voto del Parlamento sarà indispensabile per mobilitare le risorse. Per questo chiederemo che i finanziamenti siano condizionati alla messa in opera di corridoi umanitari per una redistribuzione dei circa 4mila minori non accompagnati e di altre categorie vulnerabili”. E conclude: “La Turchia non è un nemico, ma deve rispettare l’accordo sui migranti e soprattutto la loro dignità. È evidente che ci separano tante cose ma noi possiamo intervenire solo con la politica e la diplomazia”.

Peccato che né Ankara né Atene hanno intenzione di seguire la linea indicata dal presidente dell’Europarlamento.

Dov’è l’Europa?

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Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sembra incapace di convincere la Turchia a risigillare il suo confine. E mentre Bruxelles ha destinato 700 milioni di euro alla Grecia per la gestione dell’emergenza, Ankara chiede a sua volta maggiori aiuto. “Da dieci anni – ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – ospitiamo 4 milioni di siriani in Turchia: ci avete mai offerto un tale supporto? Potreste prendere questa decisione molto facilmente”. E ancora: ““Se i Paesi europei vogliono risolvere la questione, devono sostenere gli sforzi della Turchia per soluzioni politiche e umanitarie in Siria”.

A Bruxelles, i ministri dell’Interno dell’Unione si sono riuniti con la questione in cima all’ordine del giorno. “L’Europa – ha detto il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas – non può fallire due volte su un problema così importante. Questa è una nuova opportunità e probabilmente l’ultima di arrivare a un accordo tra tutti i 27 Stati membri”.E con il perdurare della violenza a Idlib, anche i ministri dell’Interno europei si riuniranno a Zagabria, in Croazia. L’accusa verso la Turchia è di usare i profughi come un pegno per far valere i propri interessi oltre il confine siriano.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) ha invitato ad ”agire con moderazione” e ad ”adottare un atteggiamento umano” alla frontiera tra Turchia e Grecia, dove sono arrivati migliaia di profughi dopo la decisione di Ankara di aprire i confini con l’Europa. L’Oim ha quindi riconosciuto che Paesi come Grecia e Turchia sono sottoposti ”a una grande pressione dovuta ai flussi migratori e agli sfollati”, affermando che ”è necessario” raddoppiare gli sforzi per ”condividere le responsabilità in merito agli aiuti di emergenza e alle soluzioni ad ampio respiro per i migranti e i rifugiati”. Di qui l’appello alla comunità internazionale a mantenere il suo ”appoggio” alla Grecia, che ”ha subito una pressione notevole negli ultimi anni”. Per quanto riguarda la Turchia, l’Oim ha riconosciuto che ”accoglie milioni di rifugiati che da molto tempo sono in cerca di protezione a causa del conflitto in Siria”. A proposito della crisi siriana, l’Oim ha ricordato che la situazione nella provincia nordoccidentale di Idlib ha raggiunto ”livelli catastrofici” e che il numero di sfollati interni si aggira attorno al milione, il che comporta ”enormi” necessità umanitarie per la popolazione civile. L’area di Idlib, avverte il responsabile delle Nazioni Unite per le emergenze umanitarie, Mark Lowcock, “sta per diventare il più grande cumulo di macerie del mondo, disseminata di cadaveri di un milione di bambini”.  

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Nei giorni scorsi La Commissione Giustizia&Pace dei Missionari Comboniani ha lanciato  un appello all’Europa perché “sia annullato l’accordo con la Turchia del premier Erdogan perché siano trovate soluzioni umane per i 4 milioni di rifugiati siriani attualmente in Turchia; si intervenga subito per risolvere la situazione infernale dei rifugiati che fuggono dalla regione di Idlib, in Siria; si ritorni all’operazione Sophia in tutto il Mediterraneo e specialmente nel mare Egeo per salvare vite umane; si riprenda, in sede Onu, la questione della Siria”. I comboniani fanno presente che mentre le notizie dell’epidemia Coronavirus sovrastano tutto, la pentola a pressione nel Medio Oriente sta scoppiando. «La Turchia in guerra contro la Siria, a sua volta sostenuta dalla Russia, per il controllo della città di Idlib, si vede arrivare un altro milione di rifugiati, in buona parte bambini e donne. Ankara, che già trattiene sul suo suolo quattro milioni di rifugiati siriani e afghani per un accordo scellerato con la UE, dalla quale ha ricevuto sei miliardi di euro, non ce la fa più e sta ricattando l’Europa per nuovi finanziamenti. Per ottenerli ha aperto le frontiere verso la Grecia. 18.000 siriani hanno già attraversato il confine ma Grecia e Bulgaria hanno bloccato subito le loro frontiere. Molti stanno già dirigendosi anche verso le isole greche, in particolare Chio e Lesbo, dove c’è già una situazione insostenibile. Basti pensare che a Lesbo, nel campo di Moria, che può ospitare 3.000 persone, ci sono già 20.000 rifugiati. Siamo al collasso!”.

L’inferno di Idlib

Ancora guerra in territorio siriano dove almeno 16 civili, tra cui un bambino, sono morti a causa di raid aerei effettuati durante la notte dalle forze russe nella provincia di Idlib, nel nordovest della Siria. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani i raid sono avvenuti dopo la mezzanotte alle porte della città di Maaret Misrin. Colpita anche una fattoria nella stessa località dove hanno trovato la morte 18 profughi che vi si erano rifugiati. 

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Lo Zar e il Sultano

In questo gioco tra potenze, gli attori sono tre: Erdogan e il suo omologo siriano, Bashar al-Assad sui lati opposti, in mezzo Vladimir Putin, storico alleato del leader alawita e con il quale anche il presidente turco ha relazioni diplomatiche buone, ma altalenanti. È proprio per concessione della Russia che la Turchia ha ottenuto Idlib, ma il frapporsi di Putin tra Erdogan e Assad ha già provocato la rabbia del Sultano di Ankara. “Ho chiesto a Putin di togliersi di mezzo da Idlib. Ho chiesto a Putin: ‘Quali sono i tuoi interessi lì? Se stabilisci una base, fallo ma togliti di mezzo e lasciaci faccia a faccia con il regime’”, ha detto Erdogan in un discorso a Istanbul. Ed oggi va in scena l’atteso incontro tra il Sultano e lo Zar. Nel colloquio a porte chiuse con il presidente russo Putin, Erdogan ha detto di sentire “gli occhi del mondo – puntati – su di noi”. La situazione è “tesa” e “le giuste decisioni che prenderemo qui oggi (ieri, ndr) aiuteranno ad alleviare – le preoccupazioni – nella regione – di Idlib – e nei nostri Paesi”. Secondo indiscrezioni d’agenzia il presidente russo ha auspicato che “non accada nulla che possa rovinare le relazioni russo-turche”. “Purtroppo, come ho detto in precedenza in una telefonata – ha affermato il leader del Cremlino – nessuno, comprese le truppe siriane, era a conoscenza della posizione dei militari turchi”. Poi il presidente russo ha fatto le sue condoglianze all’omologo turco per i soldati turchi che hanno perso la vita nella provincia di Idlib nelle ultime settimane di escalation delle violenze. Nella sua visita il leader turco era accompagnato da una folta delegazione, che comprendeva i ministri degli Esteri e della Difesa, Cavusoglu e Hulusi Akar, e il responsabile dei servizi d’intelligence, Hakan Fidan.

Sorridono, si stringono la mano, si combattono e poi scendono a patti. . Come complici che si spartiscono territori e potere. Il destino di milioni di disperati, di una umanità sofferente, nelle mani di un autocrate russo, di un “gendarme” turco e di un “macellaio” siriano. E’ la vergona del Terzo Millennio.

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