Mantovani: "Johnson è un incosciente, la Gran Bretagna avrà migliaia di morti"

Il direttore di Humanitas: "Cercare di costruire l'immunità di gregge al prezzo della morte della popolazione è da irresponsabili"

Boris Johnson
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15 Marzo 2020 - 09.48


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Il professor Mantovani, immunologo e direttore scientifico di Humanitas, si scaglia contro la decisione di Boris Johnson, che ha deciso di non agire contro il Coronavirus in quanto ‘troppo tardi’ per rallentarne il contagio. Mantovani, in un’intervista al Corriere, spiega: “Ho un legame molto forte con la Gran Bretagna dove ho una cattedra e dove mio figlio vive con la sua famiglia. È socialmente difficile accettare di avere vittime in famiglia, ma fa parte del loro modo di affrontare le sfide più difficili. Fatta questa premessa sono sinceramente preoccupato da questa scelta e la trovo irresponsabile”. 
L’immunità di gregge
“Non amo molto il termine immunità di gregge” continua il professore, “preferisco parlare di immunità di comunità, dove è insito il concetto di solidarietà. Non ritengo sia pensabile costruire l’immunità della comunità lasciando correre il virus, è da incoscienti. Bisogna ragionare sul prezzo di una immunità della comunità ottenuta non con un vaccino, ma esponendo come è stato detto, il 60% della popolazione britannica al virus. Ammettiamo, in modo forse ottimistico, una mortalità del 2%. Su un milione di persone vuol dire 20 mila morti; su 10 milioni, 200 mila morti. Ma facciamo un conto ancora più drammatico. Il 10% dei malati ha bisogno di terapia intensiva e respirazione assistita: su un milione di persone servirà a 100 mila pazienti. Nessun sistema sanitario al mondo è in grado di far fronte a un’emergenza del genere. Ci sarebbero troppe vittime e troppi pazienti non potrebbero essere curati. 
“Ho l’impressione che in generale nessuno in Europa abbia imparato la lezione della Lombardia, che è una delle aree più ricche d’Europa, con uno dei sistemi sanitari più all’avanguardia. Gli altri Paesi stanno sottovalutando la portata di questa epidemia, come era già successo con la Cina. Farlo due volte mi sembra grave” ha dichiarato Mantovani. 
Alla domanda se, quando in Italia l’emergenza sarà finita, non corriamo il rischio di non aver sviluppato l’immunità, Mantovani risponde: “Noi adesso dobbiamo risolvere il problema in casa. Queste domande ce le dobbiamo porre dopo. Se non fermiamo il più possibile la circolazione del virus al Nord e non lo blocchiamo sul nascere nelle regioni del Centro-Sud, più fragili, rischiamo di andare incontro a una situazione catastrofica”.
Come si costruisce l’immunità
“L’immunità di comunità si costruisce in due modi: con il vaccino o in qualche misura in modo spontaneo, come succede con l’influenza (per la quale esiste comunque un vaccino fatto da circa il 40% degli italiani). Non è una protezione totale perché i virus possono cambiare a ogni stagione e vorremmo un vaccino più efficace, ad ogni modo buona parte della popolazione è protetta in una certa misura e questo serve ad attutirne l’impatto. Ma non siamo nella stessa situazione con Sars-Cov 2 perché è un nemico ignoto, ben più aggressivo di un’influenza: non sappiamo quasi nulla di lui” continua Mantovani. 
“Alla fine” conclude, “l’immunità contro il Covid-19 ce la darà il vaccino, ma noi dobbiamo guadagnare tempo per poterci arrivare. Anche l’Italia sta dando il suo contributo. Ricordiamoci che a Pomezia è nato il vaccino contro Ebola e il nostro Rino Rappuoli ha inventato il modo di creare il vaccino partendo dal genoma, senza dover tenere “l’orrenda cosa” in mano”.

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