Duemila test per il Covid-19 saranno inviati nel Nord-Ovest della Siria dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in un’operazione che rientra nell’ambito degli sforzi dell’Onu per monitorare la malattia in una delle aree più povere del Medio-Oriente, dove si trovano 4 milioni di persone con urgente bisogno umanitario. L’annuncio giunge poche ore dopo la notizia del primo contagio ufficiale al Covid-19 riscontrato in Siria dal governo siriano.
Damasco controlla formalmente, con l’aiuto di Russia e Iran, gran parte della Siria centrale e occidentale. Il governo centrale non controlla invece ampi territori a est dell’Eufrate e alcuni distretti chiave nelle regioni nord-occidentali di Aleppo e Idlib. Questi ultimi sono di fatto in mano alla Turchia.
“I test saranno disponibili a Idlib tra due giorni”, ha detto il portavoce dell’Oms Hedinn Halldorsson. Tre ospedali con unità di terapia intensiva sono stati istituiti come centri di isolamento dotati di respiratori artificiali. Fino a 1.000 operatori sanitari sono stati mobilitati.
Già nei giorni scorsi l’Oms aveva anticipato che avrebbe provveduto quanto prima a fornire alle precarie strutture mediche dei distretti siriani di Idlib e Aleppo una serie di kit per testare eventuali casi sospetti di coronavirus. Nei giorni scorsi, l’Oms ha provveduto, tramite le organizzazioni mediche siriane partner dell’Onu, a istruire il personale sanitario ancora presente a Idlib e dintorni sull’uso dei tamponi. Alcuni laboratori medici turchi sosterranno il lavoro di monitoraggio. L’Oms si dice particolarmente preoccupata delle ripercussioni che la pandemia di coronavirus potrebbe avere in una regione dove, già da prima dell’emergenza Covid-19, centinaia di migliaia di donne e bambini vivono in una situazione umanitaria molto precaria.
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