Israele, viaggio tra i Black flag: "Scendiamo in piazzo contro il Governo dell'illegalità"

Nonostante il coronavirus Si sono dati appuntamento, nella sera di sabato 2 maggio, in Piazza Rabin, nel cuore di Tel Aviv, “armati” di mascherine e rispettando alla lettera il “distanziamento” sociale

La protesta dei Black Fag
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

4 Maggio 2020 - 10.41


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Hanno sfidato il Coronavirus per dire no al “Governo dell’illegalità”. Si sono dati appuntamento, nella sera di sabato 2 maggio, in Piazza Rabin, nel cuore di Tel Aviv, “armati” di mascherine e rispettando alla lettera il “distanziamento” sociale. Disciplinati ma determinati, indignati, preoccupati, decisi a resistere. Erano più di duemila, in rappresentanza dell’Israele che si oppone al patto di potere stretto da Benjamin Netanyahu e dal suo ex rivale Benny Gantz per dar vita al nuovo esecutivo. Globalist ha raccolto le voci, in esclusiva, dei leader delle proteste “Black Flag” (Bandiera nera),

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organizzate dal Movimento per il governo di qualità con lo slogan “Salvare la corte, dicendo di no al governo corrotto”. I manifestanti portavano cartelli che dicevano “Siamo stufi di corruzione” e “governo di emergenza, governo della corruzione”. Alla menzione dei membri del partito Kahol Lavan di Benny Gantz, la folla ha reagito fischiano e gridando: “Vergogna!”

Black Flag.

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Tra gli oratori della manifestazione, ill generale in pensione Nehemiah Dagan: “Siamo più della metà di questa nazione – dice a Globalist – e dobbiamo costringere la Knesset a votare una  legge che impedisce a un sospettato criminale di servire come primo ministro, così come per i ministri.  E se la Corte non può. affrontare la clausola morale, dobbiamo andare a Gerusalemme e il nostro numero enorme scuoterà le basi “.

Il professor Anat Admati, economista dell’Università di Stanford, si è unito ai manifestanti  per protestare contro il governo in formazione. “Abbiamo una situazione in cui un governo e un accordo di coalizione calpestano la democrazia e sprecano fondi pubblici nel mezzo di un’epidemia difficile e senza precedenti”, dice.  “Stiamo vedendo una classe politica che sta sfruttando l’emergenza sanitaria sfruttata per continuare a dare potere a un uomo sotto accusa criminale. Le persone con potere spesso dimenticano chi ha dato loro quel potere, e questa è la definizione di corruzione”.

“La battaglia per l’immagine dello Stato di Israele sarà combattuta presso l’Alta Corte e nelle strade”, ci dice il presidente del movimento, Eliad Shraga. “Israele è troppo prezioso per noi per essere lasciato nelle mani di un imputato criminale”.

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La sua organizzazione è uno dei gruppi di difesa che ha presentato una causa legale all’Alta Corte. I gruppi chiedono alla Corte di vietare a qualsiasi politico incriminato, incluso Netanyahu, di essere autorizzato a formare un nuovo governo. Dicono anche che parti dell’accordo della coalizione sono illegali.

Tomer Naor, anche lui del Movimento per il governo di qualità, afferma che i leader politici stanno usando la crisi del Coronavirus per “formare un governo sovradimensionato con 36 ministri … mentre un israeliano su quattro non sa come potrà dar da mangiare  ai propri figli la prossima settimana.”

Il j’accuse dei generali

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Un altro leader della protesta è l’ex capo dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno d’Israele, Carmi Gillon che dal palco di Tel Aviv ha accusato Netanyahu di “aver distrutto la Knesset israeliana”. Gillon ha anche messo in guardia dagli attacchi contro i giudici della Corte Suprema, alimentato dalla retorica di Netanyahu, e ha invitato il premier a “fermare l’assalto violento contro i giudici della Corte Suprema e l’Alta Corte di Giustizia. La responsabilità è tua. ” Shikma Schwartzman, uno degli organizzatori, ha accusato Gantz di “calpestare le leggi di base di Israele” accettando l’accordo di unità di Netanyahu. “Gantz, per una volta, prometti e mantieni la tua promessa”, afferma.  “Assicurati che ci sia una legge per tutti”.

Lapid non ci sta

Una battaglia condivisa dall’ex alleato di Gantz in Blu e Bianco, Yair Lapid: Utilizzare la crisi pandemica per giustificare un’operazione di potere è qualcosa di inqualificabile, che va ben oltre il cinismo della politica. La crisi causata dal coronavirus non ci dà il diritto o il permesso di abbandonare i nostri valori. Non si può strisciare in un governo del genere e dire che l’hai fatto per il bene del Paese”, dice a Globalist. Quello che sta nascendo, aggiunge, “Di certo non è un governo di unità nazionale e non è un governo di emergenza. È un altro governo di Netanyahu. L’amara verità è che Gantz s’è arreso senza combattere. I risultati delle elezioni hanno dimostrato che Israele aveva bisogno di quell’alternativa come noi abbiamo bisogno dell’aria per respirare. Volevamo realizzare un cambiamento, creare una speranza, iniziare un nuovo percorso. E Gantz ha deciso di interromperlo”.

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L’ex numero due di Blu e Bianco accusa apertamente Gantz di tradimento: “Perché di questo si tratta, operato nei confronti degli israeliani che hanno votato Kahol Lavan per porre fine all’era Netanyahu, e per ribadire, con il voto, che un politico che pretende dal governo di cui fa parte, addirittura come primo ministro, l’immunità, non è degno di guidare il paese. Una persona su cui pendono accuse gravissime, incriminato da un procuratore generale da lui stesso nominato, non può nominare un capo della polizia, un pubblico ministero, un procuratore generale, i giudici che si occupano del suo caso. Questa è la lista delle richieste di Netanyahu che Gantz e chi ha scelto di seguirlo hanno subito. È così che muoiono le democrazie nel XXI secolo. Non sono spazzate via dai carri armati che circondano il parlamento. Muoiono dall’interno”.

Mani sulla Procura generale

In questo scenario, la principale variabile in gioco, la nomina di un nuovo procuratore generale. In base all’accordo firmato con il suo rivale Gantz, il Likud – e nella fattispecie Netanyahu – può nominare tutti o buona parte dei rappresentanti della Commissione delle nomine giudiziarie. Un’operazione che permetterebbe di ampliare le mire di Bibi perfino alla Corte suprema. Questo fungerebbe da garanzia politica anche per il futuro, visto che nel maggio 2021 il mandato di Rivlin scadrà e non è impensabile ipotizzare che l’interesse di Netanyahu verta proprio sulla carica presidenziale. Benché rivesta un ruolo cerimoniale e simbolico nel panorama politico nazionale, il presidente della Repubblica gode dell’immunità dai processi. Va da sé che questa ipotesi sarebbe ottimale per Netanyahu nel caso in cui, rispetto all’accordo di rotazione al potere con Gantz, concorra come candidato del Likud e venga eletto dal parlamento a maggioranza (i numeri al momento sono dalla sua parte) per fermare i procedimenti a suo carico o influenzare i decisori politici nel cercare di bloccare gli iter giudiziari pendenti. Di fatto da questa situazione Netanyahu esce pienamente vincitore e in grado di garantirsi un futuro politico se non radioso, quanto meno vantaggioso.

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E se così fosse, una “Bandiera nera” sventolerà su Israele.

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