Ha negato, mentito e alla fine insabbiato: “L’uso politico della giustizia da parte del procuratore generale Barr non conosce limiti”.
Così Nancy Pelosi ha condannato la decisione del dipartimento di Giustizia di far cadere le accuse contro Micheal Flynn di aver mentito all’Fbi sui suoi contatti con la Russia.
L’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale “si è dichiarato colpevole di aver mentito agli investigatori federali di fronte a prove schiaccianti, ma ora il dipartimento di Giustizia di Barr fa cadere il caso per continuare l’insabbiamento in favore del presidente” nell’ambito del Russiagate, continua la dichiarazione della Speaker democratica della Camera.
Con una mozione presentata ieri al giudice del caso il dipartimento di Giustizia ha affermato che non ci sono prove a sostegno delle accuse mosse a Flynn affermando di non essere “persuaso” che l’interrogatorio di Flynn, avvenuto quattro giorni dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, il gennaio 2017 “fu condotto su basi investigative legittime” e quindi non credere che “le dichiarazioni di Flynn possano costituire una prova a suo carico anche nel caso che se fossero non vere”.
La mozione del dipartimento di Giustizia dopo la pubblicazione di documenti, tra i quali copie delle mail che si sono scambiati gli agenti Fbi, che, secondo i legali di Flynn, dimostrano che da parte del Bureau vi fu un intento persecutorio, finalizzato a dimostrare una tesi precostituita.
La condanna di Pelosi arriva dopo che il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jerrold Nadler, ha dichiarato la mossa “vergognosa” ed ha chiesto “immediate spiegazioni” annunciando che convocherà Barr al Congresso per un’audizione.
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