La notizia è una: gli agenti responsabili della straziante morte di un cittadino inerme non solo non sono stati arrestati e portati seduta stante dietro le sbarre (a cominciare da quel criminale in divisa che gli ha compresso il collo nonostante le richieste di aiuto) ma al momento non sono nemmeno incriminati.
E i parenti della vittima protestano: “Vorrei che quei poliziotti fossero accusati di omicidio”.
A parlare è Bridgett Floyd, la sorella di George Floyd, l’afroamericano morto lunedì a Minneapolis, negli Stati Uniti, dopo essere stato arrestato dalla polizia.
“Perché questo è esattamente quello che hanno fatto. Hanno ucciso mio fratello. Stava invocando aiuto” ha detto la sorella, durante un’intervista televisiva. In un video di nove minuti, che in poche ore ha fatto il giro del mondo, si vede un agente che immobilizza l’uomo, schiacciandogli il collo a terra con il ginocchio per circa sette minuti, ignorando poi la sua richiesta di aiuto perché non riesce a respirare.
I quattro agenti coinvolti sono stati licenziati. Ma non sono dietro le sbarre. E in Italia c’è chi ha la faccia di opporsi al reato di tortura.
#Trump ha riportato l’America indietro di decenni sui diritti civili
American first per stupidità, arroganza, razzismo dei protetti sostenitori dell’ideologia becera sovranista razzista del presidente peggiore degli USA#facciamorete #JusticeForGeorgeFloydpic.twitter.com/3Qi8tCP7T8— Luigi Marangon #FR #facciamorete (@LGmarangon) May 27, 2020