Un’apertura ma a metà. Perché resta il nodo che l’Austria come del resto il paesi ‘frugali’ non vogliono aprire il portafoglio senza avere garanzie, visto che ci considerano degli spendaccioni.
E il cancelliere austriaco elogia l’Italia ma parla come potrebbe parlare la Troika in caso di difficoltà.
Anche nel resto d’Europa bisogna “andare nella direzione del programma di riforme dell’Italia: abbattimento della burocrazia, lotta all’evasione fiscale, sistemi economici competitivi”. A indicarlo è il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, spiegando che Vienna è “ovviamente interessata a uno sviluppo positivo nel Paese confinante” anche per motivi di partnership commerciale. Ma, sottolinea, “i vicini si conoscono bene”, alludendo a passati insuccessi.
“In Italia – spiega infatti in un’intervista al domenicale Frankfurter Allgemeine am Sonntag – già nel passato programmi di stimolo promossi dall’Europa non hanno avuto il successo sperato. Il Paese ha ora come prima bisogno di combattere l’economia illegale e ha sistemi poco competitivi, dalle pensioni al mercato del lavoro”. Quindi, se l’Europa vuole “spendere 750 miliardi, dobbiamo chiederci: chi dovrebbe pagare, chi dovrebbe riceverli, e per cosa dovrebbero essere spesi. Il contrario sarebbe negligente”.
Il cancelliere austriaco chiarisce però che “un’Unione dei debiti con noi non si potrà fare. Ma è chiaro che in una crisi straordinaria come questa, bisogna aiutare gli Stati che sono stati colpiti più gravemente, e che stanno attraversando peggio questa crisi sanitaria ed economica”. Come debbano essere questi aiuti “sarà discusso nei dettagli nel negoziato: sono ottimista che alla fine arriveremo a un accordo”.
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