Inarrestabile Erdogan. Sistemati Macron e la Merkel, lanciata la campagna di boicottaggio dei prodotti francesi, in nome e per conto di un islam “oltraggiato”, il Sultano parte lancia in resta contro il settimanale satirico francese Charlie Hebdo.
“Ho sentito che la rivista, che ha pubblicato le vignette brutte e immorali” contro il profeta Maometto in Francia “ora mi prende di mira”, “non ho guardato il fumetto”, per non dare importanza a “tali pubblicazioni immorali”. Recep Tayyip Erdogan si scaglia contro la pubblicazione sulla copertina di Charlie Hebdo di una vignetta che lo ritrae intento ad alzare la gonna di una donna che indossa una veste islamica. Parlando al gruppo parlamentare del suo Akp, ribadisce che “opporsi agli attacchi contro il nostro profeta” Maometto “è una questione d’onore Non c’è nulla da dire su queste canaglie. La mia collera non è dovuta all’attacco ignobile contro la mia persona, ma agli insulti contro il profeta”. Poi se la prende con la Francia, parla di un “ritorno alla barbarie” in Europa: “Sono convinto che annegheranno nell’odio dell’islam e della Turchia che hanno alimentato. È la dimostrazione che l’Europa sta ritornando alla barbarie. Vediamo che l’odio per l’islam, i musulmani e il profeta si diffonde come un cancro tra i politici europei”, dice, tornando a respingere gli accostamenti tra islam e violenza perché: “Un musulmano non può essere terrorista, un terrorista non può essere musulmano”.
Intanto la procura generale di Ankara ha aperto una procedura giudiziaria mettendo sotto inchiesta la rivista satirica francese Ieri, l’avvocato di Erdogan aveva già presentato una denuncia presso la stessa procura della capitale turca contro il leader dell’estrema destra olandese Geert Wilders per un’altra sua caricatura, diffusa su Twitter
Lo scontro in atto tra la Francia e la Turchia va avanti da tempo ma ha avuto una brusca impennata a seguito dalle recenti iniziative messe in atto dal presidente transalpino Emmanuel Macron in seguito all’uccisione del docente Samuel Paty, dirette contro l’islamismo radicale e a favore delle vignette satiriche su Maometto, ritenute dall’inquilino dell’Eliseo come un esercizio della libertà d’espressione. Il leader turco ha finora reagito alle esternazioni di Macron ergendosi a paladino della fede islamica ed esortando i suoi connazionali a boicottare i prodotti d’Oltralpe, nonché ipotizzando addirittura che il leader di En Marche! possa avere problemi di salute mentale.
M&M nel mirino
“La Francia e l’Europa non meritano politici come Macron e quelli che condividono la sua mentalità, che non fanno altro che seminare odio” e “vorrebbero rilanciare le Crociate”, insiste Erdogan. “La cancelliera Merkel non ha saputo spiegarmi perché 100-150 poliziotti si siano introdotti nella moschea Mevlana di Berlino all’ora della preghiera all’alba”, mentre “il nostro Paese conta 435 chiese e sinagoghe, che sono sotto la protezione dello stato”, aggiunge il leader di Ankara. “Noi non abbiamo mai ostacolato il culto di nessuno, né lo faremo”, assicura Erdogan.
Il presidente-padrone della Turchia è sempre più determinato a trasformare il periodo laico e di avvicinamento della Turchia all’Occidente in una parentesi. Nel giorno dell’islamizzazione di Santa Sofia – il 24 luglio scorso – migliaia di persone hanno inneggiato al capo di Stato come al nuovo Maometto II il conquistatore, sottolineando come con la Conquista di Costantinopoli, Santa Sofia sia diventata di diritto “patrimonio intoccabile dell’islam”. La ‘Sura della Conquista, che ha aperto la celebrazione, è stata recitata dal presidente in persona. Subito dopo, Erdogan è andato in visita alla tomba di Maometto II il Conquistatore, di cui ormai si sente il successore morale, dove ha trovato centinaia di persone che non erano riuscite a entrare in Santa Sofia ad acclamarlo. ‘Oggi davanti a Santa Sofia hanno pregato 350mila persone – ha detto il capo di Stato ai giornalisti –. Ho realizzato il sogno che avevo da bambino. L’edificio rimarrà comunque un patrimonio dell’Umanità e aperto a tutte le religioni”.
“Nell’epoca del Covid-19, dell’intelligenza artificiale, dell’emergenza climatica, del braccio di ferro geopolitico tra Stati Uniti e Cina, la decisione della Turchia di ritrasformare l’ex basilica di Santa Sofia in una moschea potrebbe sembrare anacronistica. E invece si adatta perfettamente alla nostra epoca – annota Anthony Samrani, analista de L’Orient-Le Jour, il giornale francofono di Beirut, in un articolo ripreso e tradotto da Internazionale – Rappresenta, tra le altre cose, la strumentalizzazione del passato da parte di chi vuole prendersi la rivincita sulla storia, il recupero di simboli del passato per compensare la difficoltà a creare un nuovo senso comune, e la riduzione della religione ai suoi tratti più grossolani per metterla al servizio della narrazione politica. La scelta è emblematica dell’evoluzione della Turchia e del presidente Recep Tayyip Erdogan, un tempo portabandiera di un islamismo moderno e moderato, e oggi provocatore spudorato all’insegna di un misto di nazionalismo portato all’estremo e di neo-ottomanesimo da cliché…. È la rivincita dell’ottocento sul novecento. Il sultano non nasconde il suo gioco, anzi. Lo rivendica fino alla caricatura. Vuole seppellire l’eredità di Atatürk. Vuole (ri)fare della Turchia il centro del mondo islamico, una grande potenza rispettata da tutti, un impero che si estende su una parte dell’Oriente”.
“L’Islam politico – annota Sofia Chierici su The Vision – è un fenomeno di riaffermazione identitaria usato da Erdogan per riappropriarsi dell’arma populista per eccellenza, la religione, a scopo elettorale. Non è un caso che oggi il leader turco adotti politiche islamiste, così come non era fortuita la scelta di mettere da parte l’identità islamica del partito Akp nei primi anni del suo insediamento. Per questo la scelta di ri-convertire in moschea Santa Sofia non è inaspettata: è parte di un preciso schema politico, un’agenda caratterizzata da un autoritarismo populista e di sfida nei confronti dell’Occidente che da anni ha imbrigliato la scena politica turca per una precisa volontà del suo Presidente. La parabola di Erdogan è magistrale: dal trasformismo che ne caratterizza l’ascesa politica degli albori, alla democratura islamista dai connotati populisti. La riappropriazione di Santa Sofia non è quindi altro che una presa di posizione del presidente turco di fronte al mondo, l’annuncio di una politica regionale e nazionale che intende affermarsi al di là del consenso occidentale”.
Ma la vicenda di Santa Sofia, e tutto ciò che ne è seguito in questi mesi, è anche una spregiudicata operazione di distrazione di massa. Il momento scelto è tutt’altro che casuale: sul piano economico-finanziario la Turchia, nonostante l’iniezione miliardaria di capitali da parte dell’amico Qatar, è in grave crisi recessiva , con la lira turca in caduta libera (a Giugno la lira turca è arrivata a scambiare fino 7,49 contro il dollaro, toccando il nuovo minimo storico). e con tutti i maggiori differenziali economici-disoccupazione, inflazione, Pil, produzione industriale- da allarme rosso. Una economia esposta solo quest’anno verso l’estero per pagamenti in torno ai 170 miliardi. Erdogan sa bene che quella che lui ha imboccato è una via senza ritorno, o sbanca il tavolo oppure rischia di essere spazzato via, come è successo ad altri rais, autocrati, “sultani” prima di lui.
Intanto, però, il “Sultano” si gode il suo trionfo personale. Le opposizioni, o per meglio dire ciò che di esse resta a piede libero, si sono defilate dallo scontro politico, spaventate dall’idea di essere etichettate come anti-musulmane, in un Paese che ogni giorno di più scivola lontano dalla sua tradizionale laicità. La Turchia non c’è più. A suo posto è sorto l’”Erdoganistan” che ha fatto di Ayasofya-yı Kebir Cami-i Şerifi, il suo tempio sacro . Da dove il “Sultano” si è autoproclamato capo di una Fratellanza musulmana mondiale. “Allau Akbar”: Allah è Grande. E il “Sultano” è il suo Profeta. C’è da avere paura.