Dopo il 99% delle schede scrutinate, la Commissione elettorale permanente ha annunciato che il partito socialdemocratico (Psd) è in testa con il 30% delle preferenze, sia al Senato che alla Camera. Il Partito nazionale liberale, forza politica del primo ministro uscente Ludovic Orban, dato per favorito dai sondaggi pre-voto, è attualmente al 25,03%. Ferma al 14,36% la coalizione di destra europeista 2020 USR PLUS (uscito primo partito nella capitale Bucarest). La sorpresa delle elezioni è rappresentata dal nuovo – e sconosciuto – partito nazionalista Aur, che ha ottenuto l′8,71% delle preferenze, mentre l’Udmr (partito di minoranza ungherese) il 6,77%. Tutti i restanti partiti sono, per ora, fuori dal Parlamento, non avendo raggiunto o superato la soglia di sbarramento del 5%: tra questi il Partito movimento popolare (Pmp) e Pro Romania.
Fino ad oggi, in Romania c’era un governo di minoranza del Partito nazionale liberale, appoggiato però esternamente dall’USR PLUS, i quali hanno anticipatamente escluso un’eventuale coalizione con i socialdemocratici dopo il voto.
Da tenere in considerazione due fattori decisivi. Il primo riguarda l’affluenza, nettamente in calo rispetto alle ultime elezioni di quattro anni fa. Se nel 2016, quando il partito socialdemocratico ottenne nettamente il maggior numero di seggi, questa si fermava al 39%, oggi si attesta a 6 punti percentuali sotto (33%). Motivazione principale è il Covid-19, che sta creando molti problemi al sistema sanitario romeno e ha scoraggiato le persone a recarsi al seggio. Secondo gli analisti, a giovare di più dalla bassa affluenza sono stati i nazionalisti di Aur che negli ultimi mesi hanno conquistato consensi tra scettici del virus e no vax. Altro dato rilevante è il voto dei romeni della diaspora, storicamente vicino al centrodestra, che sembrerebbe non aver avuto la forza di spostare gli equilibri.
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