Un negazionista costretto a fare un passo indietro; il presidente della Bielorussia chiude i confini del Paese a partire dal 20 dicembre per arginare la pandemia di coronavirus, dopo aver liquidato per mesi il covid, da prevenire, a suo dire, con la vodka, e contro cui non ha introdotto misure restrittive.
Le persone non potranno uscire dal Paese via terra se non per studio o lavoro, secondo l’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta ufficiale oggi, mentre proseguono le manifestazioni contro la rielezione di Aleksandr Grigoryevich Lukashenko lo scorso agosto e la campagna di repressione delle autorità per il movimento di protesta.
“Lukashenko chiude i confini interni della Bielorussia a causa del covid. Ma siamo onesti: il dittatore terrorizza il Paese e viola i diritti civili su base quotidiana. Non si è mai interessato al covid prima. Ora i bielorussi perseguiti non potranno scappare e chiedere asilo all’estero”, ha denunciato la leader dell’opposizione, Svetlana Tsikhanoskaya, rifugiata in Lituania poco dopo l’inizio delle proteste.
La partenza per Paesi stranieri sarà consentite con cadenza non inferiore ai sei mesi per i bielorussi residenti all’estero o che lasciano il Paese per motivi di salute, per motivi di studio o di lavoro. A chi invece arriva in Bielorussia sarà richiesto il risultato negativo di un test per il covid.
In Bielorussia si sono ammalate fino a ora 152mila persone e ci sono stati 1200 morti, per una popolazione di 9,5 milioni di persone.
Argomenti: covid-19