Mercoledì il Congresso di Washington si riunirà in sessione congiunta per la conta formale dei voti: si tratta questa dell’ultima possibilità per ribaltare l’esito del voto delle elezioni americane.
Il vicepresidente americano Mike Pence appoggia i senatori repubblicani pronti a contestare il conteggio dei voti del Collegio Elettorale.
Pence, attraverso le parole del suo capo dello staff Marc Short ha detto di condividere “le preoccupazioni di milioni di americani sulle irregolarità e le frodi elettorali”.
Pence, ha aggiunto Short, “accoglie con favore gli sforzi dei membri di Camera e Senato che usano l’autorità che viene loro conferita in base alla legge per sollevare obiezioni e presentare prove davanti al Congresso e al popolo americano”.
Il vicepresidente presiederà la seduta del 6 gennaio.
Ieri, annunciando la loro decisione, gli 11 senatori avevano chiesto che il Congresso “nomini immediatamente una Commissione Elettorale, dotata di piena autorità investigativa e di accertamento dei fatti, per condurre una revisione di emergenza di 10 giorni dei risultati elettorali negli Stati contesi”, hanno detto.
“Una volta completato il processo i singoli Stati valuterebbero le conclusioni della Commissione e potrebbero convocare una sessione legislativa speciale per certificare una modifica del loro voto, se necessario”.
Di conseguenza – avevano detto – intendiamo votare il 6 gennaio per respingere gli elettori degli Stati contesi”, “a meno che e fino a quando non sarà completata la revisione di emergenza di 10 giorni”.
“Non siamo ingenui – avevano aggiunto gli 11 senatori, Ted Cruz, Ron Johnson, James Lankford, Steve Daines, John Kennedy, Marsha Blackburn e Mike Braun, e i senatori eletti Cynthia Lummis, Roger Marshall, Bill Hagerty e Tommy Tuberville – ci aspettiamo che la maggior parte se non tutti i democratici e forse più di alcuni repubblicani, votino diversamente”.
“Ma – avevano aggiunto – il sostegno all’integrità elettorale non dovrebbe essere una questione di parte”. “Una revisione equa e credibile – condotta rapidamente e completata ben prima del 20 gennaio – migliorerebbe drasticamente la fiducia degli americani nel nostro processo elettorale e rafforzerebbe significativamente la legittimità di chiunque diventi il nostro prossimo Presidente”.
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