Molti dubbi circondano la morte di Luca Attanasio in Congo.
Anche Padre Giovanni Querzani, il missionario che l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, era andato a trovare due giorni prima dell’agguato, ha sollevato qualche perplessita sulle modalità dell’agguato.
“Sono rimasto totalmente stupefatto di fronte al fatto che quel convoglio del Wfp abbia affrontato quel viaggio senza nessuna protezione, nemmeno una scorta armata della Monusco, il contingente dei caschi blu dell’Onu, che da tanti anni è in Congo con un compito specifico di protezione della popolazione. Dopo i numerosi attacchi e sequestri di persone perpetrati dai gruppi armati proprio nella zona di Rutshuru, per me resta incomprensibile”.
“Le varie spiegazioni addotte per far credere che quel tragitto era ritenuto sicuro e senza necessità di essere militarmente scortato mi lasciano un po’ senza parola. Tanto più che c’era la presenza di un alto diplomatico straniero, un ambasciatore”, ha aggiunto Querzani.
Sull’ipotesi che l’ambasciatore ed il carabiniere che viaggiava con lui, Vittorio Iacovacci, siano stati traditi, il missionario ha risposto: “Non mi azzardo a fare supposizioni. Mi chiedo, certo, se i componenti del gruppo armato che ha operato questo agguato e questo tentativo di rapimento, erano stati avvertiti da qualcuno prima della partenza di quel convoglio. Ma sta alle inchieste fare luce su questo enigma”.