Nel primo discorso tenuto dopo la fine della sua presidenza, Donald Trump ha esorato i suoi sostenitori repubblicani a ‘liberarsi’ dei deputati e senatori definiti come ‘ostili’.
Come risposta alle vergognose dichiarazioni di Trump, è stato creato un Super Pac (Super Political Action Commitee, organizzazioni di raccolta fondi che appoggiano un politico o un partito in maniera privata e indipendente e hanno la capacità di influenzare l’opinione pubblica con spot elettorali e una serie di azioni a sostegno del candidato senza dover rispettare vincoli e divieti applicati alle donazioni dirette) con lo scopo di sostenere le candidature di deputati e senatori che hanno sostenuto l’impeachment e votato per la condanna dell’ex presidente e contro i quali appunto il tycoon esige vendetta.
Secondo quanto riportato dal Washington Post, si chiama “American keeping country first”, americani che considerano in primo luogo la patria, il nuovo gruppo per la raccolta di fondi creato, tra gli altri, da Adam Kinzinger, uno dei dieci deputati che hanno votato per mettere Trump in stato di accusa per l’assalto al Congresso.
Di fronte alla mobilitazione da parte di Trump di una vera e propria macchina da guerra per sostenere nel 2022 suoi candidati contro i ‘deputati ostili’, il nuovo super Pac promette di “difendere i membri del Congresso che hanno espresso un voto di coscienza contro il presidente Trump”. Nelle prossime elezioni di mid term oltre ai 10 deputati, tra i sette senatori che hanno votato per la condanna di Trump, solo Liza Murkowski, eletta in Alaska, deve affrontare la rielezione.
Nel suo discorso ad Orlando Trump, infatti, ha presentato quella che il New York Times chiama una “hit list”, una lista di obiettivi, con tutti i repubblicani che hanno votato contro di lui. “I Rino che ci circondano distruggeranno il Partito repubblicano, i lavoratori americani e lo stesso Paese”, ha detto chiamandoli con l’acronimo della definizione da lui amata “Republicans In Name Only” , repubblicani solo nel nome.
L’ex presidente ha quindi promesso di “lavorare attivamente perché vengano eletti leader forti, duri ed intelligenti”. Ed ha puntato il dito in particolare contro Liz Cheney, la figlia dell’ex vice presidente di George Bush che è la numero 3 dei repubblicani alla Camera, chiamandola “una guerrafondaia” e sostenendo che la popolarità della repubblicana “è precipitata ad una velocità mai vista prima”.
Non ha poi risparmiato attacchi a Mitch McConnell, leader dei repubblicani al Senato che pur avendo votato contro la condanna ha poi fatto una dichiarazione sulle responsabilità di Trump per l’insurrezione. Il messaggio di Trump da Orlando non poteva essere più chiaro: l’ex presidente non ha intenzione di formare un nuovo partito politico, ma rivendicare il suo indiscusso controllo del partito repubblicano che, come ha detto il figlio Don jr, “ha il suo futuro nel movimento del Maga”.
E quindi usare le prossime primarie per mettere alla porta tutti queli che nel partito ritengono il contrario. “Noi non formeremo nuovi partiti – ha concluso – abbiamo il partito repubblicani, che sarà unito e forte più che mai”.
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