Al termine del suo viaggio storico in Iraq, Papa Francesco ha tenuto la consueta copnferenza stampa sul volo di ritorno e ha rivelato di aver ricevuto, il giorno prima, “il papà di Alan Kurdi, che è un simbolo che va oltre il bambino morto nella migrazione, un simbolo di civiltà che muoiono, che non possono sopravvivere, un simbolo di umanità. Servono urgenti misure perché la gente abbia lavoro nei propri paesi e non debba migrare”.
“È vero che ogni Paese deve studiare bene la capacità di ricevere perché non è soltanto la capacità di ricevere e lasciarli sulla spiaggia. È riceverli, accompagnarli, farli progredire e integrarli. L’integrazione dei migranti è la chiave”, ha proseguito Bergoglio raccontando “due aneddoti”: “A Zaventem, nel Belgio, i terroristi erano belgi, nati in Belgio ma emigrati islamici ghettizzati, non integrati. L’altro esempio, quando sono andato in Svezia, la ministra che mi congedava era giovanissima e aveva una fisionomia speciale, non tipica degli svedesi. Era figlia di un migrante e di una svedese, così integrata che è diventata ministro. Pensiamo a queste due cose, ci faranno pensare tanto: integrare”.
“Io vorrei ringraziare i Paesi generosi che ricevono i migranti”, ha detto ancora Francesco: “Il Libano che ha, credo, due milioni di siriani; la Giordania – purtroppo non ci passeremo sopra e il re voleva farci un omaggio con gli aerei al nostro passaggio – è generosissima: più di un milione e mezzo di migranti. Grazie a questi Paesi generosi! Grazie tante!”.
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