Una vicenda giudiziaria che potrebbe durare più a lungo di ciò che sembrava: un peccato, viste le condizioni nelle quali versa il Brasile nelle mani del fascista e negazionista Bolsonaro.
L’assise della Corte Suprema del Brasile si dovrà infatti pronunciare sull’annullamento delle condanne per corruzione dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva.
Il giudice della Corte Edson Fachin, che lunedì scorso ha deciso l’annullamento, ristabilendo automaticamente i diritti politici e quindi la possibilità di Lula di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, ha infatti chiesto che l’assise completa del Tribunale Supremo si esprima sulla questione della competenza del tribunale che nel 2018 ha condannato l’ex presidente, impedendogli di candidarsi alle elezioni poi vinte da Jair Bolsonaro.
Ora si aspetta che il presidente della Corte fissi una data per l’udienza plenaria.
Intanto Lindora Araujo, una dei procuratori dell’inchiesta Lava Jato, ha chiesto al Tribunale Supremo di confermare la condanne di Lula difendendo la competenza del tribunale di Curitiba che le ha emesse.
Secondo Fachin, invece, il tribunale non era competente per quattro dei casi compresi nell’inchiesta Lava Jato e per i quali Lula è stato condanno a 12 anni di prigione.
Nel novembre del 2019, dopo 580 giorni di carcere, l’ex presidente brasiliano era stato rilasciato sempre dopo un intervento della Corte Suprema che aveva dichiarato incostituzionale la carcerazione prima della condanna definitiva.