Un segretario attento ai diritti umani: Enrico Letta. Globalist ne parla con Riccardo Noury, storico e instancabile portavoce di Amnesty International Italia.
“Noi vogliamo che Patrick Zaki diventi cittadino italiano ed europeo. E’ una battaglia che il Pd farà. Riteniamo che questo sia un segnale importante a un paese, l’Egitto che ha violato insopportabilmente i diritti e ha portato alla morte una persona alla quale vogliamo bene, Giulio Regeni. Noi su questo faremo una battaglia e la faremo fino in fondo”. Così il neosegretario del Pd Enrico Letta all’assemblea nazionale dem. Una valutazione a caldo?
Quelle di Letta sono parole importanti, nobili, pronunciate in un’occasione di estremo rilevo e speriamo che siano l’annuncio di un impegno che come segretario del Partito democratico, Enrico Letta vorrà portare all’interno del Governo e che sia il segnale della richiesta di un cambiamento forte nella politica estera italiana sul tema dei diritti e che veda, tra le altre cose, un profondo cambiamento di rotta nei confronti dell’Egitto.
Le affermazioni di Letta arrivano il giorno dopo la dichiarazione di condanna dell’Egitto da parte del Consiglio delle Nazioni Unite dei diritti umani, con il voto favorevole di 31 Paesi, tra i quali l’Italia. Qualcosa si sta muovendo?
Direi proprio di sì. Erano sette anni che non veniva presentata una dichiarazione congiunta di condanna della situazione dei diritti umani in Egitto al Consiglio Onu dei diritti umani. Si tratta di un segnale positivo, certo, sarebbe stato bello se il Paese capofila di questa dichiarazione fosse stata l’Italia ma va bene anche che sia stata la Finlandia. Forse l’Italia aveva qualche ragione in più, però è comunque un segnale positivo ed ora bisogna che non siano momenti episodici. C’è questa dichiarazione al Consiglio Onu dei diritti umani, le parole del nuovo segretario del Pd. Che si apra finalmente una stagione non di sole parole ma di azioni concrete…
Dalla diplomazia delle esternazioni alla diplomazia della coerenza tra il dire e il fare…
E’ il passaggio cruciale. Quello tra le dichiarazioni fatte in passato e non seguite da fatti, e dichiarazioni che questa volta vogliamo siano seguite da azioni concrete. C’è fiducia in questo. L’ideale è che un segretario di partito contribuisca a determinare una politica nuova che riguardi l’Egitto ma anche tante altre questioni…
Ad esempio?
Siamo alla vigilia del quinto anniversario di quel vergognoso accordo tra Unione europea e Turchia che è è stato il simbolo di una politica europea, e dunque anche italiana, di completa abdicazione alla tutela dei diritti in favore di convenienze politiche.
Amnesty International, assieme ad altre organizzazioni di quel vasto mondo solidale, si è battuta perché ci fosse una discontinuità del governo Draghi rispetto ai precedenti esecutivi, per quanto concerne i diritti umani. Questa discontinuità si sta manifestando o c’è ancora tanto da fare?
Direi che la politica estera, e all’interno di essa la tutela dei diritti umani, non sembrano essere una priorità di questo Governo. Se c’è una forza di Governo che pone questo tema, possiamo iniziare a sperare in una discontinuità. E vorrei aggiungere che c’è un tema di diritti che investe non solo la politica estera tradizionalmente intesa ma la politica globale, che è al centro dell’azione di Governo, anche se non è avvertito come inerente ai diritti umani: mi riferisco al tema dei vaccini. Considerarlo un tema di diritti umani vuol dire battersi, cosa che non è stata finora, per un vaccino popolare per tutte e per tutti. Questo comporta che l’Italia chieda, come finora non ha fatto, la sospensione temporanea, la deroga sui brevetti per la produzione di vaccini contro il Covid-19. Vuol dire per quanto riguarda il piano vaccinale italiano tenere dentro tutti, comprese le persone che stanno nelle carceri. E’ un tema forte dei diritti umani anche questo. Quindi la sfida è doppia: inserire l’elemento dei diritti umani nei temi prioritari del Governo, e portare elementi dei diritti umani nuovi in quelle che non appaiono priorità del Governo, cioè la politica estera.
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