Ventinove milioni di dosi AstraZeneca ad Anagni. L'azienda: “Sono per i paesi poveri”, ma la Ue non si fida

I cittadini non ci stanno: "Con 29 milioni dosi avremmo vaccinato tutti italiani". Thierry Breton: “A parte le dosi destinate a Covax, ai paesi poveri, il resto sarà distribuito tra i paesi dell’Unione Europea”

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25 Marzo 2021 - 08.36


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Nella notte tra sabato e domenica sono state trovate dai Nas, nella fabbrica dell’azienda statunitense Catalent ad Anagni, nel Lazio, 29 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca contro il Coronavirus pronte per essere infialate e spedite: Inghilterra, Belgio o paesi in via di sviluppo le destinazioni.

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La richiesta di ispezionare era giunta direttamente dall’Unione Europea e disposta dal presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi.

La Catalent “da luglio ha assunto a valanga personale per lavorare all’infialamento dei vaccini”.

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C’è rabbia e dubbi tra i cittadini del frusinate per un mistero che ancora non ha una spiegazione certa. “Non può essere”, “io sto ancora aspettando che mi chiamino per fare il vaccino”, “mi auguro davvero che queste dosi non escano tutte dall’Italia”, “chi ci sta dietro?”, “105mila morti in totale e ancora non si fa un gioco comune”.

Nello stabilimento è impossibile entrare o avvicinarsi.
“La Catalent – spiega il titolare di un hotel – da luglio ha assunto a valanga personale per lavorare all’infialamento dei vaccini.
Non mi sorprende questa cosa, mi sorprende che qui, senza che abbiamo le dosi, se ne fanno transitare a milioni.
Con 30 milioni e quelle già somministrate, avremmo potuto vaccinare tutti gli italiani…”.

Le cose però non sono così lineari e l’Europa vuole vederci chiaro. Motivo per cui il caso AstraZeneca finirà quasi certamente sul tavolo del Consiglio europeo di oggi.
La Task Force della Commissione pretende conferme “sull’esatta provenienza dei lotti individuati ad Anagni” e ribadisce “l’importanza della trasparenza sul numero di dosi prodotte nei siti europei di AstraZeneca”

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AstraZeneca, citata dal New York Times e da altri media, sostiene che dei 29 milioni di dosi, 16 milioni siano destinati al mercato europeo e 13 milioni siano da esportare verso paesi a basso reddito sulla base dell’iniziativa Covax, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Questa versione è stata confermata da Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno e responsabile della strategia sui vaccini dell’Unione, che parlando con l’emittente spagnola Cadena Ser ha detto: “A parte le dosi destinate a COVAX, ai paesi poveri, il resto sarà distribuito esclusivamente tra i paesi dell’Unione Europea” non appena la fabbrica di Halix riceverà l’autorizzazione dell’EMA, che dovrebbe arrivare “nei prossimi giorni”.

Secondo fonti citate dal quotidiano La Repubblica le cose non starebbero proprio in questo modo e ci sarebbe il rischio che quota parte di questo grande lotto di vaccini non sia effettivamente destinato ai paesi rientranti nel sistema Covax, bensì a Paesi ricchi come Stati Uniti che a loro volta girerebbero alcune quote a paesi come Messico e Canada.

A Parigi una fonte dell’Eliseo, senza citare espressamente AstraZeneca, specifica la natura del dubbio. “Ci siamo accorti che in alcuni casi Covax è stato usato per aggirare il meccanismo di controllo europeo, e per esportare vaccini verso Paesi ricchi”. Da qui i timori dell’Ue la richiesta di maggiori controlli.

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