Non l’ha fatta franca. Perché la grazia di Trump lo ha protetto da una accusa specifica ma non dall’inchiesta che riguarda più aspetti.
Non solo il procuratore distrettuale di New York, ma anche l’ufficio dell’attorney general sta indagando sul Steve Bannon, nonostante la grazia che Donald Trump ha concesso all’ideologo della destra americana poco prima di lasciare la Casa Bianca.
Il provvedimento presidenziale infatti protegge Bannon ad ogni “incriminazione” relativa all’accusa di aver sottratto oltre un milione di dollari alla campagna di raccolta di fondi per la costruzione del Muro, ma non si applica alle inchieste che la procura di New York, che aveva già collaborato con i procuratori federali, ha avviato in proprio subito dopo l’annuncio della grazia.
Secondo fonti informate, nella squadra del procuratore distrettuale Cyrus Vance sono entrati infatti anche investigatori dell’ufficio dell’attorney general Letitia James, che ha la giurisdizione per i crimini finanziari e di riciclaggio a New York e che starebbe, precisano le fonti, “indagando da un po’ su Bannon”, che potrebbe quindi rischiare sia un’incriminazione penale che una civile nello stato di New York.
Vance sta indagando sulle stesse accuse per le quali Bannon, insieme a tre soci, la scorsa estate era stato incriminato dai procuratori federali per aver sottratto oltre un milione di dollari alla campagna “We Build The Wall”. L’ex stratega di Trump, il cui riavvicinamento con l’ex presidente dopo lo strappo del 2017 era culminato con il provvedimento di grazia, ha sempre negato ogni responsabilità.
Gli altri due imputati non sono stati graziati da Trump e la procura federale di New York si prepara a processarli ed allo stesso tempo hanno fatto ricorso presso un giudice federale riguardo all’interpretazione del provvedimento di grazia.
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