Sul caso sollevato dall’arcivescovo di Los Angeles José Gomez che voleva vietare la comunione a tutti coloro che sostenevano o non ostacolavano l’aborto, iniziando dal presidente Biden, è intervenuto direttamente il Vaticano.
Fin dalla sua elezione alla Casa bianca, Biden, il secondo presidente cattolico degli stati Uniti dopo John Fitzgerald Kennedy, è stato preso di mira da parte dei settori conservatori dell’episcopato per la sua posizione “pro choice”, ossia a favore della libertà di scelta in materia di interruzione di gravidanza: posizione in realtà dettata dal rispetto di una sentenza della Corte costituzionale da parte di un politico, come Biden, da sempre personalmente contrario all’aborto.
In una lettera del 30 marzo, Gomez informava la congregazione per la Dottrina della fede sull’iniziativa di un documento critico in materia, e il cardinale a capo del dicastero vaticano responsabile dell’ortodossia cattolica gli ha risposto lo scorso sette maggio.
In un passaggio della sua missiva, resa nota da diverse testate cattoliche statunitensi (America, Cns), il gesuita spagnolo si sofferma sull’affermazione dello stesso Gomez secondo la quale l’aborto sarebbe un tema morale “preminente”, spiegando che “sarebbe fuorviante se tale affermazione desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia da soli costituissero le sole materie gravi per l’insegnamento morale e sociale cattolico che richiedano la più piena adempienza da parte dei cattolici”.
Il cardinal Ladaria afferma inoltre che nello scrivere il documento i vescovi dovrebbero fare “ogni sforzo per dialogare con altre conferenze episcopali mentre formulano questa posizione al fine di imparare reciprocamente e presevrare l’unità della Chiesa universale”.
Ladaria inizia la lettera rispondendo alla richiesta di monsignor Gomez di accedere ad una copia di una lettera scritta sul tema nel 2004 dal cardinale Joseph Ratzinger, suo predecessore alla testa della Dottrina della fede, al cardinale Tehodore McCarrick.
Poiché era una “in forma di una lettera privata ai vescovi”, spiega Ladaria, e Ratzinger auspicava che i suoi contenuti non erano destinati a “pubblicazione”, il dicastero vaticano intende rispettare il suo desiderio.
I principi contenuti in quella missiva, tuttavia, possono essere di sostegno ai vescovi statunitensi per prendere la decisione, ma comunque nel quadro, puntualizza il prefetto del dicastero vaticano responsabile per l’ortodossia cattolica, della nota dottrinale del 2002 “su alcune questioni relative alla partecipazione dei cattolici alla vita politica”.
Un testo datato prima della “comunicazione personale” di Ratzinger che “fornisce l’insegnamento del magistero sulla fondazione teologica alla base di ogni iniziativa relativa alla questione della dignità a ricevere la comunione”.
Il prefetto dell’ex Santo Uffizio, ancora, ricorda che l’ipotesi di un simile documento sul tema era stato sollevato dai vescovi statunitensi nel corso della loro visita “ad limina apostolorum” a Roma nel 2019-2020, e che già allora la congregazione per la Dottrina della fede aveva raccomandato di “dialogare tra vescovi al fine di preservare l’unità della conferenza episcopale di fronte ai disaccordi su temi controversi”.
Inoltre, “la formulazione di una posizione nazionale è stata suggerita nel corso della vitia ad limina solo nel caso che ciò aiuti i vescovi a mantenere l’unità.
La congregazione nota che una simile posizione, data la sua natura potenzialmente contenziosa, potrebbe avere l’effetto opposto e divenire una fonte di discordia anziché di unità all’interno dell’episcopato e la più ampia Chiesa negli Stati Uniti”.
Prima di pubblicare un documento del genere, dunque, Ladaria ha raccomandato ai vescovi di svolgere prima un “dialogo ampio e sereno” in due tempi.
Prima il dialogo deve avvenire tra i vescovi con l’obiettivo di “mantenere l’unità” della conferenza episcopale e poi dovrebbe essere svolto un dialogo con i politici cattolici che “all’interno della loro giurisdizione adottano una posizione ‘pro-choice’ sulla legislazione relativa all’aborto, all’eutanasia o ad altri mali morali, per comprendere la natura della loro posizione e la loro comprensione del magistero cattolico”.
Una volta concluso questo doppio dialogo, l’episcoptato, secondo Ladaria, “avrebbe il difficile compito di discernere il modo migliore per procedere affinché la Chiesa negli Stati Uniti possa testimoniare la grave responsabilità morale degli ufficiali pubblici cattolici per proteggere la vita umana in ogni suo stadio”.
Se la conferenza decidesse effettivamente di “formulare una posizione nazionale sulla dignità di ricevere la comunione”, tale diciarazione “dovrebbe esprimere – sottolinea Ladaria – un vero consenso dei vescovi sulla questione, osservando il prerequisto che ogni decisione della conferenza in questo ambito rispetti i diritti dei singoli vescovi nella loro diocesi e le prerogative della Santa Sede”.
Il porporato “consiglia” ai vescovi Usa che “ogni affermazione della conferenza episcopale relativa ai leader politici cattolici dovrebbe essere contestualizzata nella più ampia cornice della dignità di ricevere la Santa Comunione da parte di tutti i fedeli, anziché da parte di una sola categoria di politici, riflettendo il loro obbligo di conformare le loro vite all’intero Vangelo di Gesù Cristo nel momento in cui si preparano a ricevere il sacramento”.
Il Vaticano frena sui vescovi che vogliono negare la comunione a Biden perché non vieta l'aborto
Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede all'arcivescovo di Los Angeles José Gomez, che frena il progetto di adottare un documento sulla "dignità di ricevere la comunione"
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10 Maggio 2021 - 20.32
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