Henrietta Fior e direttore generale dell’Unicef. Questa la sua dichiarazione: “”Mentre l’ultima grave escalation del conflitto israelo-palestinese raggiunge una settimana, e dopo che il Consiglio di Sicurezza si è riunito ieri per discutere degli ultimi sviluppi sul campo, rinnovo il mio appello per una fine immediata della violenza.
Nell’ultima settimana, almeno 55 bambini nello Stato di Palestina e 2 bambini in Israele sono stati uccisi. La paura e la distruzione stanno aumentando da entrambe le parti. A Gaza, le scuole sono state distrutte, le case e gli uffici sono stati rasi al suolo e intere famiglie sono state sfollate. In Israele, scuole, case ed edifici sono stati danneggiati. La violenza, le uccisioni e l’odio devono cessare. I diritti umani internazionali e il diritto umanitario devono essere rispettati. I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti. L’unica soluzione è una soluzione diplomatica – per il bene di tutti i bambini e del loro futuro”.
Un futuro negato
Cronaca di guerra. Dopo una domenica di sangue, giornata che ha fatto registrare il bilancio più alto di vittime palestinesi dall’inizio del conflitto con Israele – almeno 42, secondo fonti di Gaza, tra cui 16 donne e 10 bambini – le forze di Difesa israeliane hanno ripreso nella notte i loro bombardamenti contro obiettivi del movimento islamista Hamas nell’enclave. Gaza City è stata ripetutamente colpita da Nord a Sud, dopo l’annuncio del primo ministro Benjmanin Netanyahu sul proseguimento dell’operazione militare. La rete elettrica della città è stata pesantemente danneggiata e le case di nove comandanti di Hamas in tutta la Striscia sono state colpite. “Le case attaccate sono state utilizzate come infrastrutture terroristiche e in alcune sono stati persino trovati depositi di armi”, ha fatto sapere l’esercito. Nella notte, le forze di difesa israeliane hanno colpito anche il sistema di tunnel sotterranei di Hamas nel Nord della Striscia. Secondo quanto si legge sul Times of Israel, sono stati bombardati 15 chilometri di quella che lo Stato ebraico definisce “la metropolitana” di Hamas. La rete colpita durante la notte è quella denominata “linea C”. “Come parte dell’attacco, circa 35 obiettivi terroristici sono stati presi di mira in un periodo di tempo di circa 20 minuti”, si afferma in un comunicato dei militari. Secondo le forze armate israeliane, all’attacco hanno partecipato 54 aerei da combattimento che hanno sganciato circa 110 munizioni di precisione, distruggendo 15 chilometri di tunnel. “Questo attacco faceva parte di un’ampia operazione dell’Idf per danneggiare in modo significativo il sistema sotterraneo delle organizzazioni terroristiche a Gaza”, ha riferito l’esercito.
Centrale elettrica di Gaza “vicina alla chiusura”
La centrale che fornisce energia elettrica a Gaza ha annunciato che le sue scorte di combustibile sono quasi finite e che stasera potrebbe essere obbligata a sospendere le attività. In un comunicato precisa di aver già dimezzato nei giorni scorsi la produzione di corrente elettrica. Ma la prolungata chiusura del valico commerciale di Kerem Shalom con Israele ha causato la completa interruzione delle forniture di combustibile. Gli abitanti di Gaza ricevono in questi giorni solo 4 ore di corrente al giorno. Fonti locali aggiungono che se la centrale fosse chiusa la parte Nord di Gaza rischierebbe un completo black out.
Dalla Striscia di Gaza sono stati sparati circa 60 razzi contro Israele dalle 19 di ieri sera alle 7 di stamattina. Lo riferiscono le forze armate israeliane, secondo le quali 10 di questi razzi sono caduti nel territorio della striscia. Gli abitanti delle località israeliane vicine a Gaza sono tornati stamane nei rifugi mentre da Gaza è ripreso un intenso bombardamento. Lo riferiscono fonti militari secondo cui nella notte Hamas e la Jihad islamica hanno lanciato decine di razzi anche verso Beer Sheba, principale città del Negev. Non si segnalano vittime.
Le sirene di allarme hanno risuonato in tutto il sud di Israele per la ripresa del lancio di razzi dalla Striscia. In particolare – secondo l’esercito -nelle comunità israeliane attorno a Gaza, ma soprattutto ad Ashkelon, Ashdod e anche Beer Sheva all’inizio del Negev. Otto israeliani sono rimasti feriti dalle schegge dei razzi, ha reso noto il servizio medico di emergenza e protezione civile in Israele, Magen David Adom. L’esercito israeliano rende noto di aver colpito oltre “1.180 obiettivi riferibili a gruppi terroristici palestinesi” dall’inizio del conflitto con Hamas, la settimana scorsa. L’esercito spiega inoltre che, sempre da lunedì scorso, circa 3.150 razzi sono stati lanciati in direzione di Israele, 460 dei quali non hanno superato il confine e sono caduti nella Striscia di Gaza. L’esercito ha infine sottolineato che il suo sistema di difesa antimissile Iron Dome intercetta il 90 per cento dei razzi lanciati contro Israele.
L’esercito ha inoltre colpito la notte scorsa 9 abitazioni di alti comandanti di Hamas nella Striscia. Lo ha detto il portavoce militare secondo cui le “residenze erano usate come depositi di armi”. Tra quelle colpite, quella del comandante della compagnia di Beit Hanun a nord est di Gaza, del comandante del battaglione ‘Sabara’ a gaza City e la residenza di un comandante di compagnia del battaglione ‘Shati’. Secondo la stampa locale un comandante della Jihad islamica è rimasto ucciso in un raid contro la sua abitazione a Beit Lahiya, nel Nord della Striscia di Gaza. La vittima sarebbe Hussam Abu Harbeed, palestinese che guidava le operazioni del gruppo nella parte occidentale dell’enclave. L’esercito israeliano ha poi confermato l’uccisione di Abu Harbid. L’operazione è avvenuta di concerto con lo Shin Bet, il Servizio di sicurezza interno.” Abu Harbid – ha spiegato il portavoce militare – è stato comandante della Jihad per oltre 15 anni e responsabile di numerosi attacchi terroristici con missili anti-tank contro civili israeliani, compreso quello del primo giorno dell’operazione in cui è stato ucciso un civile”. “In più – ha aggiunto – ha diretto in maniera consistente il lancio di razzi contro Israele così come attacchi a soldati israeliani”.
In uno degli attacchi compiuti da Israele nella Striscia è morto il medico Ayman Abul Al-Ouf, e con lui la moglie e 5 figli. Lo ha reso noto il ministero della sanità di Hamas secondo cui i loro corpi sono stati portati all’ospedale Shifa dove il professore era una figura di primo piano, noto anche nella comunità medica internazionale. L’attacco – dove sono rimasti feriti decine di palestinesi – è avvenuto nella notte di sabato scorso nella via Al Wahda a Gaza City a 200 metri dell’ospedale. In memoria di al-Ouf la struttura ha intitolato una delle sue sale.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha chiesto a Israele di precisare la “giustificazione” dell’attacco all’edificio di Gaza sede di alcuni media, tra cui AP e al-Jazeera. Parlando da Copenaghen, dove si trova in visita, Blinken ha quindi invitato israeliani e palestinesi a “proteggere i civili, in particolare i bambini”. ribadendo che Israele, “in quanto democrazia, ha un dovere particolare” a farlo. Il segretario di Stato ha detto che gli Usa “continuano a condurre un’intensa attività diplomatica per far cessare il ciclo attuale di violenze” e che sono pronti a “sostenere le parti, se arriveranno a un cessate il fuoco”.
AP: inchiesta indipendente su raid contro edificio media a Gaza
ll direttore dell’Associated Press ha chiesto un’indagine indipendente sull’attacco aereo israeliano che ha distrutto l’edificio di Gaza City che ospitava l’AP, l’emittente al-Jazeera e altri media, con la motivazione che il pubblico merita di conoscere i fatti. Ne dà notizia la stessa AP. Anche Reporter senza frontiere, separatamente, ha chiesto alla Corte penale internazionale di indagare sul bombardamento. Per Sally Buzbee, direttore esecutivo di AP, il governo israeliano deve ancora fornire prove chiare a sostegno del suo attacco, che ha raso al suolo la torre di 12 piani di al-Jalaa. L’esercito israeliano, che ha dato ai giornalisti di AP e agli altri inquilini circa un’ora per evacuare prima dell’attacco, ha affermato che Hamas aveva nell’edificio un ufficio di intelligence militare e per lo sviluppo di armi.
Diplomazia, un attivismo senza esito
La Francia ha chiesto oggi “un allentamento” delle tensioni e “moderazione” nel conflitto israelo-palestinese, “comprese le scosse di assestamento che Israele potrebbe subire di fronte agli attacchi al suo suolo”. Interpellato da Rtl, il portavoce del governo, Gabriel Attal, ha assicurato che la Francia è impegnata in una “iniziativa di offensiva diplomatica” per trovare una soluzione a questo conflitto. Attal ha ricordato che l’esecutivo intende inizialmente ottenere “un cessate il fuoco il più rapidamente possibile”, per poi “trovare una soluzione di stabilizzazione duratura per la regione”. “Questi sono i nostri due obiettivi”, ha spiegato, indicando che la Francia avrebbe “lavorato con egiziani, giordani e tedeschi”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto un colloquio telefonico con Papa Francesco sul conflitto tra Gaza e Israele. Lo riferisce un comunicato della presidenza della Repubblica turca. Nella nota si ribadisce la condanna netta della Turchia, che sostiene la posizione dei palestinesi e il processo di formazione di due Stati. “Il presidente Erdogan ha sottolineato la necessità che non solo il mondo islamico, ma che anche il Vaticano intervenga per porre fine ad attacchi diretti a colpire la coscienza dell’intera umanità. La Turchia sostiene il processo di pace, rimane al fianco dei palestinesi e continuerà a difendere lo status di Gerusalemme”, si legge nel comunicato
“Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza S.E. il Signor Mohammad Javad Zarif, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran. Lo rende noto la Sala Stampa Vaticana.
“Siamo preoccupati per gli scontri e le violenze in Medio Oriente”. E’ quanto ha ribadito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio questa mattina durante il bilaterale con l’omologo iraniano Javad Zarif in occasione della sua visita in Italia.. Di Maio, a quanto si apprende, ha detto a Zarif che “vanno fermati i lanci di razzi, sono inaccettabili: è doveroso adottare immediate misure di de-escalation e mostrare responsabilità”. ”Il conflitto tra Palestina e Israele sta causando la morte di troppe persone innocenti e tutti devono lavorare per far riprendere il tavolo dei negoziati tra le parti”, ha sottolineato ancora il ministro.
“Signor ministro degli Esteri iraniano Zarif, mentre Lei è in visita nella meravigliosa Roma, io mi trovo in Israele con le mie figlie piccole, sotto il fuoco dell’attacco terroristico che Hamas ha scatenato su Israele, con i vostri finanziamenti, il vostro incoraggiamento e la vostra guida”. Così l’ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, in una lettera inviata a Zarif in visita ufficiale in Italia.
“L’Egitto sta facendo di tutto per raggiungere un cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, e la speranza esiste ancora”. Lo ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, citato dall’emittente N12. I mediatori egiziani nei giorni scorsi si sono recati nella Striscia di Gaza per incontrare i leader di Hamas e in Israele per cercare di mediare una tregua di un anno tra le parti. Il tentativo si era nell’immediato risolto con un nulla di fatto.
Ieri la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu Ieri l’ennesima riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è conclusa senza una posizione condivisa dai 15 Paesi membri per l’opposizione degli Stati Uniti. In un comunicato congiunto di Cina, Norvegia e Tunisia, è stata espressa una ferma condanna degli attacchi di Hamas ed è stato rivolto un invito a Israele, di cui si riconosce il diritto a difendersi, a misurare le proprie reazioni. “Esprimiamo forte preoccupazione per la crisi in Medio Oriente, chiediamo la fine immediata delle ostilità e l’invio immediato di aiuti umanitari a Gaza, specie per i bambini che non devono mai essere un obiettivo”, ha detto l’ambasciatrice della Norvegia all’Onu, Mona Juul. “Siamo preoccupati per le violenze a Gerusalemme est in particolare vicino ai luoghi di culto che chiediamo di rispettare”, ha continuato Mona Juul che ha invitato israeliani e palestinesi a riprendere “rapidamente il dialogo”. Anche a Gaza, dove si sono concentrati i bombardamenti di Israele, è richiesto “l’invio immediato di aiuti umanitari, cibo e beni di prima necessità”.
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